Leggi il settimanale

I cattivi maestri? Ora insegnano come si diventa grandi scrittori

C osì come ogni anno arriva il dibattito dei critici sul romanzo che non c’è più, puntualmente arriva il corso di scrittura creativa in edicola: risultato quasi garantito, perché se in Italia pochi hanno voglia di leggere, tutti hanno bisogno di scrivere un libro, un libro qualsiasi, e quindi, quasi ce ne fossero pochi, bisogna incoraggiarli. Quest’anno ci pensano i benefattori del Corriere della Sera. I maestri, allegati in Dvd, sono: Saviano, Ammaniti, Faletti, Veronesi, Murgia, Avallone, perfino Beppe Severgnini, Cristina Comencini e Milo Manara, insomma neppure uno scrittore vero, tutto abbordabilissimo, almeno uno non si scoraggia. Manca, per distrazione, anche Italo Bocchino, da poco anche lui autore di un’autobiografia e dunque scrittore, a pieno titolo, ma in compenso ci ha pensato Fabio Fazio a celebrarlo, non solo per far finta di invitare uno di destra, ma anche perché quando si scrive una smilza autobiografia a quarant’anni significa che sei morto giovane e la televisione di sinistra è davvero un avvoltoio senza cuore.
Nel corso di scrittura del Corriere ci sono preziosi consigli, e siccome in Italia tutti vogliono raccontare la propria vita, come ha insegnato Fofi a Saviano («esci e scrivi quello che vedi», evidentemente quando ancora non c’era l’iPhone con telecamera a cinque megapixel), ci si aspetterebbe un set di consigli almeno improntato su esperienze di un certo peso, tipo: vai in Libia e aiuta Gheddafi a riconquistare il territorio perduto, vai a Fukushima a gettare secchi d'acqua sulla centrale e descrivi la sensazione delle radiazioni che ti entrano nel Dna.
In ogni caso l’esercizio numero uno dei maestri del Corriere è: «Ogni cucina ha un suo odore caratteristico. Sceglietene uno che conoscete bene e trasferitelo visivamente attraverso un’immagine dell’ambiente e degli eventuali personaggi presenti in cucina». Non si capisce il perché di tutto questo sforzo immaginativo se a Benedetta Parodi basta trascrivere le ricette, comunque sia seguite il consiglio. Io ho provato: un giorno invitai a pranzo Beppe Severgnini, Daria Bignardi, e Roberto Saviano, e quando la mia cameriera in minigonna portò il pranzo in tavola Daria disse a Saviano «Ma che bontà ma che bontà, ma che cos’è questa robina qua?», e Saviano rispose «Non sarà per caso il fango della macchina del fango?» mentre Severgnini soggiunse in perfetto inglese: «Oh, shit!».
Si può passare all’esercizio numero due: «Inventate un dialogo tra voi stessi e un personaggio che conoscete bene attraverso la televisione, il cinema, i giornali o la pubblicità». Lo so che vi sembrano suggerimenti cretini e vi verrà voglia di scappare a un corso di scrittura creativa di minimum fax, dove almeno vi chiedono di raccontare la vostra vita sessuale ai tempi del berlusconismo, ma non scoraggiatevi, è il Corriere della Sera. Inoltre gli scrittori fanno così, parlano con i personaggi della televisione e prendono ispirazione. Io, per esempio, ultimamente sono ossessionato da Sara Tommasi: da quando ho letto che ci sta con chiunque le sia simpatico non dormo la notte, e allora seguendo i consigli del Corriere ho scritto un racconto erotico minimalista in terza persona: egli disse a Sara «Ti sono simpatico?», lei rispose «Sì, tanto, Massimiliano».
L’esercizio numero tre dei maestri del Corriere è: «Ascoltate un ritmo della natura, per esempio un ticchettìo della pioggia, le onde del mare, l’urlo del vento o se preferite un più romantico canto del gallo». Serve per descrivere i suoni, ossia per «abituarvi a sincronizzare il vostro ritmo narrativo con quello naturale che vi pulsa automaticamente nell’orecchio».

Buono per diventare, al massimo, la Tamaro, Mauro Corona, Romano Battaglia, Licia Colò, Adriano Celentano o uno speaker di Lifegate, d’accordo, ma se amate la natura e non dovesse pulsarvi nulla automaticamente nell’orecchio o come a me continuasse a pulsarvi solo Sara Tommasi, mi permetto di aggiungere: cercate stimoli naturali più forti, andate in Giappone e ascoltate uno tsunami da vicino, mettetevi a letto e ascoltate il romantico suono di un terremoto del nono grado, e se riuscirete a sopravvivere dopo venti giorni sotto le macerie magari, speriamo, vi sarà passata la voglia di scrivere, ma forse Fabio Fazio vi inviterà in televisione lo stesso per raccontare voi stessi anche senza una vita da Bocchino.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica