I centri sociali festeggiano trent' anni di impunità

Con il pretesto di attività culturali o artistiche gli autonomi si sono presi quattordici immobili pubblici o privati. Il primo caso in via Dei Transiti nel 1979. Centinaia di volte gli sfratti sono stati rinviati dall’ufficiale giudiziario

I centri sociali festeggiano 
trent' anni di impunità

Nel 2010 superano i 30 anni di abusivismo e violenza. I centri sociali in città sono una ventina. Alcuni considerati «tranquilli». Altri direttamente o indirettamente coinvolti nelle vicende che hanno riguardato e riguardano la riorganizzazione del brigatismo rosso, o le cronache di violenze, devastazioni e teppismo che periodicamente coinvolgono le strade della città.
Una decina di questi centri occupano in modo illegale case, stabili, capannoni. Pubblici o privati. Il catalogo è presto fatto. Il Centro occupato autogestito T28 batte ogni record: i locali di via dei Transiti sono occupati abusivamente da 31 anni. L’appartamento è una proprietà privata, ma i proprietari, Maddalena e Basilio Mura, per ora hanno solo pagato le spese. Per il resto la loro casa non l’hanno neanche mai vista. L’ufficiale giudiziario è passato più di 80 volte a notificare lo sfratto, senza la forza pubblica per eseguirlo.
Antico anche il caso del Pergola Tribe, in via della Pergola (quartiere Isola) da 21 anni, o dell’Adrenaline di via Gorizia: la cui occupazione è datata 1980. La storia del Cox 18 in via Conchetta è iniziata 22 anni fa. La «Panetteria» in via Conte Rosso - proprietà non comunale - è stata «okkupata» 19 anni fa, e oggi ospita i «duri e puri» dell’autonomia: ex brigatisti ed estremisti vari. Esattamente un anno fa in largo Cairoli si scontrarono con la polizia nel corso di un convegno pro-Israele al Piccolo Teatro. In quella occasione si fece vedere anche qualche anarchico di Villa Litta. Là, in via Litta Modignani 66 è insediata una delle realtà più pericolose e sovversive della città. Due anni fa hanno festeggiato i 10 anni di occupazione di quella bella palazzina di tre piani immersa nel verde e di proprietà comunale: un tempo ospitava un centro civico aperto a tutti. Ora gli anarchici la sorvegliano con cani e reti metalliche. Anarchici anche in viale Monza, 255, al Circolo Ponte della Ghisolfa, occupato abusivamente nel ’96 e ritornato abusivo dal 1° gennaio 2010.
I giovani disobbedienti del «Cantiere» occupano da 9 anni una palazzina di via Monterosa. Il Circolo dei malfattori di via Torricelli, altra proprietà comunale, è stata occupata nel 1993. Là lo sfratto è stato rinviato 40 volte. Nello stesso anno in un’altra proprietà comunale al cimitero Maggiore si è piazzata la Cascina autogestita Torchiera. Il caso del Leonkavallo di via Watteau è il più noto, anche se gli occupanti, di area Rifondazione comunista, sono considerati politicamente «moderati»: qui gli sgomberi rinviati sono arrivati a quota 24. Comunale anche la proprietà occupata da 15 anni dal Chiapas di via Moncucco.

Sei giorni fa è stato rinviato lo sfratto dell’associazione culturale Micene: un ufficiale giudiziario ha comunicato ai militanti che da 18 anni occupano lo stabile oggi di proprietà dell’Aler in zona San Siro che lo sfratto è stato rinviato a luglio. «Siamo ormai alla farsa», ha commentato il vicesindaco Riccardo De Corato.

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