Una delusione cocente. È arrivata come una doccia gelida la decisione del sindaco che ieri pomeriggio ha detto «no» allapertura straordinaria dei negozi il 1 maggio. Fino a due giorni fa i commercianti, soprattutto quelli del centro, si fregavano le mani in attesa del week-end in arrivo, che complice la bella stagione e i turisti, avrebbe regalato lauti guadagni (domenica, infatti, è stata concessa lapertura straordinaria). Secondo gli addetti ai lavori, la Festa del Lavoro avrebbe fruttato il 30% in più di un sabato normale, complice anche lo stipendio appena ricevuto. Ieri le uova si sono rotte nel paniere dei negozianti - fanno eccezione ristoranti e bar che possono comunque rimanere aperti -: il Comune ha fatto retromarcia e ha deciso di non concedere la deroga. I motivi? Le forti pressioni dei sindacati - ha spiegato il sindaco - e motivi di ordine pubblico, dovuti ai cortei di sabato. Uno in particolare desta preoccupazione: la «May day parade», organizzata dai centri sociali - tra cui anche il Cantiere, che ha scatenato i disordini e le contestazioni in Duomo il 25 aprile - che toccherà proprio il centro.
A scagliarsi contro lo strapotere dei centri sociali, capaci di tenere in scacco unintera città per un giorno, Giorgio Montingelli dellUnione del Commercio: «Lopposizione di estrema sinistra ci impedisce di lavorare in un momento di crisi come questo. Come mai in altre città come Genova e Torino i sindacati non si sono opposti? Sarà perché le amministrazioni sono di centro sinistra... E perché solo a Milano siamo costretti a dipendere dalle questioni di ordine pubblico - si chiede Montingelli -. Da noi ci sono state contestazioni e tafferugli durante il corteo del 25 aprile? Appunto, siamo ostaggio della sinistra estrema».
Ma anche allinterno dellUnione del Commercio non si sedano le polemiche: cè infatti chi accusa i vertici di essere stato troppo morbido nel prendere posizione a favore delle deroghe. Gabiel Meghnagi, presidente di Ascobaires è polemico con i vertici dellassociazione: «Mi stupisco per il fatto che lUnione del Commercio non abbia chiesto a gran voce la deroga facoltativa allapertura del sabato. Il primo sabato del mese è uno dei giorni di maggiore afflusso e, per questo, sono sicuramente favorevole allapertura. Tra laltro i commercianti di Corso Buenos Aires, in questo periodo, sono già svantaggiati dalla riqualificazione in atto che a nostro parere sta andando a rilento creando forti disagi al nostro commercio». «I sindacati, che hanno espresso un no pesante, hanno perso unaltra occasione per essere al passo con i tempi - il commento dellassessore alle Attività produttive Giovanni Terzi -. Cè anche da dire che le divisione interne dei commercianti non hanno certo aiutato».
Furibonda Rosanna Galli, presidente del Salotto, lassociazione che riunisce le 50 vetrine della galleria Vittorio Emanuele e dei portici settentrionali di piazza Duomo: «E poi non ci si venga a dire che i turisti a Milano trovano tutto chiuso - attacca -. Nella città di Expo ci viene chiesto di fare sforzi particolari e poi ci viene impedito di tenere aperto. I commercianti del centro svolgono un vero e proprio servizio per i turisti, ma chi spiegherà loro il motivo della chiusura. Milano città famosa nel mondo per lo shopping si fa trovare chiusa il primo week-end di maggio, non è certo un buon biglietto da visita».
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