I Comuni dimenticano la sicurezza

A chi guida sbronzo una multa su 2.000. La polizia municipale si concentra sui bersagli facili e redditizi: su dieci milioni di contravvenzioni, quasi 9 milioni riguardano sosta vietata e Ztl

I Comuni dimenticano la sicurezza

Gancio al volto, una contravvenzione per divieto di sosta. Serie di foto-multe per ingresso abusivo nella «Zona a traffico limitato», uppercut devastante. E poi il lavorìo ai fianchi di fotocamere ai semafori con giallo lampo e autovelox sistemati in punti strategici. Così i Comuni mettono al tappeto gli automobilisti. La strategia delle polizie municipali dei 103 capoluoghi italiani è sempre la stessa: colpire al bersaglio grosso. Ovvero sanzionare l’automobilista nei comportamenti di massa, meno pericolosi magari, ma più frequenti e più facili da individuare.

E la guida pericolosa, gli ubriachi al volante, i motociclisti senza casco? Non servono a far cassa, ai municipi non interessano. A dimostrarlo sono i numeri, clamorosi, raccolti dall’Aci. Su 10 milioni di multe elevate nei Comuni capoluogo ogni anno, quasi 9 milioni scaturiscono da violazioni di Ztl e soste vietate. Le contravvenzioni per guida in stato di ebbrezza? Poco meno di 5.000 in un anno. Una ogni 554 multe per sosta vietata.
I dati relativi alla guida senza casco sono ancora più clamorosi. In un anno appena 9.000 verbali, una ventina al giorno da distribuire per 100 città.

Ogni automobilista ha provato almeno una volta nella vita la sensazione che i vigili non ci siano mai quando passa l’auto-cafone che sfreccia a mille all’ora, quello che tratta il semaforo rosso come se fosse un cartello di via libera, o il moto-buzzurro che ti taglia la strada. La statistica dell’Aci dimostra che non è una sensazione: è realtà. Ed è una strategia deliberata delle amministrazioni comunali, che preferiscono concentrare le forze su comportamenti senz’altro più frequenti, ma anche meno rischiosi per la collettività.

Basta analizzare ad esempio la composizione dei corpi di polizia municipale e le loro dotazioni. Il caso record è Arezzo: la città toscana vanta otto ausiliari della sosta ogni 10 vigili urbani e appena 0,1 etilometri (come dire che ce ne sono una manciata per l’intero corpo di polizia).

E al di là dell’effetto persecuzione sull’automobilista (anche quello corretto: non bisogna dimenticare che ogni anno i soli giudici di pace annullano 414.000 contravvenzioni) la strategia perversa dei Comuni apre uno squarcio devastante nel sistema di vigilanza delle nostre strade, visto solo tre multe su 10 elevate in Italia provengono dagli altri corpi di polizia (stradale, carabinieri, guardia di finanza).
A completare la beffa c’è il modo in cui i Comuni spendono il fiume di denaro delle multe. In buona parte dovrebbe essere destinato a migliorare viabilità e sicurezza.

«Purtroppo non avviene -commenta Enrico Gelpi, presidente dell’Aci- ed è un capitolo oscuro: per questo abbiamo chiesto al Parlamento di rendere obbligatoria la pubblicazione dei proventi delle multe e la loro destinazione ai fini della sicurezza».

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