I Democratici alla resa dei conti in Veneto: Bortolussi deve ancora venti euro

Un altro ostacolo per Giuseppe Bortolussi, ex candidato per il Pd alla presidenza della Regione Veneto, sulla strada che porta alla leadership dei democratici nella Serenissima. Oltre alla batosta elettorale - con il suo striminzito 30,1 per cento dei consensi è stato quasi doppiato dal leghista Luca Zaia, che alle urne è stato premiato dal 58,5% degli elettori - adesso Bortolussi deve affrontare anche un difficile scoglio amministrativo: prendere la tessera del Pd. Se infatti non scucirà «la ventina di euro necessari a tesserarsi per il Pd, Giuseppe Bortolussi non diventerà mai capogruppo» dei democratici in consiglio regionale del Veneto. Il disco rosso per Bortolussi a capo del Pd in Regione è stato acceso ieri dalla segretaria regionale del partito Rosanna Filippin, secondo la quale «Bortolussi, nella situazione attuale, può essere un preziosissimo alleato nella costruzione del progetto politico del partito democratico e nell’individuazione di ciò che il Pd deve fare nel Veneto». Altro che capogruppo dell’opposizione in Regione dunque. Per l’establishment democratico, Bortolussi può fare al massimo l’alleato. E c’è di più: la Filippin arriva a suggerire, per il patron della Cgia di Mestre, il ruolo comprimario di «portavoce del centrosinistra». Del resto secondo la segretaria regionale per ora c’è una sola persona che potrebbe assumere l’incarico di capogruppo a palazzo Ferro-Fini. È Laura Puppato, il sindaco di Montebelluna che ha raccolto alle urne 26mila preferenze. «Visto il risultato - continua la Filippin - mi sembra sia il nome ideale, ma le logiche potranno essere anche diverse. Ma anche la sua è una scelta che va discussa tra i 14 eletti in Regione».

Per ora tuttavia è un’altra la cosa che alla Filippin sta maggiormente a cuore: «riuscire a trovare una chiara e precisa identità a questo partito. Il Pd veneto deve lavorare per diventare un partito popolare, e per farlo ha bisogno di un lavoro di ricostruzione».

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