da Roma
La spesa media annua delle famiglie italiane che vanno dal dentista (un terzo circa del totale) nel biennio 2004-2005 è stata di poco più di 1.330 euro, pari ad una spesa nazionale stimata a oltre 10 miliardi di euro, pari allo 0,7/ 0,9 per cento del Pil. I dati economici sull'odontoiatria in Italia arrivano dal convegno dell'Andi (Associazione nazionale dentisti italiani), la più rappresentativa associazione della categoria con oltre 19mila iscritti, in corso a Cernobbio.
Cifre che parlano di parcelle in crescita ed esigenze sempre maggiori da parte degli italiani, in linea con tutti i paesi industrializzati. Ma ad entrare negli studi odontoiatri sono ancora in pochi: solo una famiglia su tre ne ha fatto ricorso.
Dietro la poltrona esiste di fatto un vero e proprio microcosmo economico, costituito dal mondo della produzione di beni strumentali, dal settore della distribuzione, per non dire delle figure dell'igienista dentale, dell'odontotecnico e dell'assistente alla poltrona. Per certi versi la professione odontoiatrica di fatto può configurarsi come una vera e propria microimpresa. «L'obiettivo finale ha spiegato il segretario sindacale dell'Andi, Gianfranco Prada - è di offrire a sempre più ampie fasce di popolazione prestazioni odontoiatriche di qualità, eticamente compiute ed economicamente accessibili: il sorriso come veicolo di positività interiore, oltre che segno dello stato di buona salute, rappresenta oggi, e lo sarà sempre più domani nell'ambito di una società in evoluzione, un aspetto fondamentale d'approccio inter-relazionale del cittadino rispetto alle legittime aspettative nella sfida con il suo futuro».
Fra parcelle in crescita e lotta all'abusivismo (piaga economica ma soprattutto sanitaria) emergono anche le buone notizie: i giovani d'oggi saranno meno soggetti alla carie man mano che entrano nell'età adulta. E, come risultato, gli anziani «più giovani» manterranno più a lungo i loro denti e, di conseguenza, aumenterà il bisogno di servizi. Negli anni si è già assistito e si assisterà al progressivo miglioramento della salute orale e a una forte diversificazione dei bisogni di cura. Consumo e domanda anche se inferiori rispetto ad altri Paesi e a standard internazionali, hanno avuto un trend crescente.
Troppi però gli odontoiatri, sostiene il relatore: nel 2006 se ne contano ben 51.975, che potranno presumibilmente diventare 54.383 nel 2020.
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