Cultura e Spettacoli

I divi funzionano nel gossip ma fanno flop al cinema

MUTAMENTI Hollywood cambia: i grandi nomi non sono più garanzia del successo di una pellicola

I divi funzionano nel gossip ma fanno flop al cinema

Los AngelesRegnano incontrastate su tabloid e siti di gossip, ma al botteghino americano le star non tirano più. Infatti tutti i grandi successi di quest’estate hollywoodiana sono film senza grossi nomi: Transformers - La vendetta del caduto, che finora ha incassato 293 milioni di dollari; Star Trek (250 milioni), Una notte da leoni (205 milioni), o film di animazione come Up (264 milioni) e L’era Glaciale 3 (66 milioni nella sola prima settimana). Dall’altro lato troviamo The taking of Pelham 123, con John Travolta e Denzel Washington (58 milioni), Land of the Lost con Will Ferrell (47), Duplicity con Julia Roberts e Clive Owen (40), State of Play con Russel Crowe e Ben Affleck (37) e Immagina che con Eddie Murphy (14), tutti flop che non hanno recuperato i costi.
In altre parole: il box office premia film con attori poco noti, i quali, ironia della sorte, sono già definiti divi dai tabloid e hanno già i paparazzi alle calcagna, come Chris Pine e Bradley Cooper, i belli di Star Trek e Una notte da leoni. Trionfa anche l’animazione con Up, le cui voci principali, quelle dell’avventuroso vecchietto e dell’imbranato boy scout, appartengono qui in America al caratterista ottantenne Ed Asner e all’esordiente Jordan Nagai, un bambino di nove anni; e L’Era Glaciale 3, in cui troviamo le voci di attori non famosissimi come John Leguizamo e Denis Leary.
La ragione? Da un lato il pubblico è attratto da film legati a prodotti già conosciuti (i giocattoli Transformers, la saga di Star Trek, i sequel come Notte al museo 2, Wolverine o il prossimo Harry Potter), dall’altro è sempre più interessato a idee fresche e differenti, siano esse una strana coppia in una casa volante o un viaggio in una Las Vegas poco conosciuta. «Il nostro film è basato su di un concetto forte», dice il regista di Una notte da leoni Todd Phillips, «una festa di addio al celibato che va di traverso. Ma invece di mostrare la tradizionale dissolutezza, ci siamo concentrati sul giorno dopo, con i nostri eroi che si ritrovano senza lo sposo in una suite sfasciata, senza ricordi della notte precedente. Il film è una specie di detective story comica, in cui si mescolano una tigre, Myke Tyson, un bebè e un gangster cinese nudo. Per me era importante trovare protagonisti che non fossero troppo noti affinché il pubblico non avesse aspettative predeterminate. E Bradley Cooper, Justin Bartha, Ed Helms e Zach Galifianakis sono tutti comici brillanti che assieme fanno faville». Senza dimenticare che attori come questi sono pagati meno delle superstar, il che abbassa i costi di produzione, rendendo questi film più redditizi.
Se invece il film non è bello, non c’è star che tenga, poiché, contrariamente a quanto succedeva fino a poco tempo fa, le opinioni del pubblico vengono diffuse in tempo reale via sms, blog, Twitter, Facebook e affini. Recensioni negative non permettono nemmeno un primo weekend di tregua per le star, da sempre uno degli strumenti promozionali principali di un film, poiché in questo momento di crisi anche i fan più sfegatati non vogliono sprecare i soldi. «Stiamo assistendo a una trasformazione dello star system tradizionale, nato in un’era completamente diversa», ha dichiarato il presidente della Universal Marc Shmuger, che ha perso un sacco di soldi con Land of the lost che, costato oltre 100 milioni, ne ha incassati meno della metà.
E poiché l’estate è il periodo in cui gli studios registrano oltre il 40% dei loro incassi, se questo trend continuerà è probabile che si vedranno sempre meno film con grossi nomi; che anche le star, non essendo più garanzia di successo, dovranno ridurre i propri onorari, e che verranno date più chances ad attori emergenti e a sceneggiatori sconosciuti ma dalle idee brillanti. Considerando che Una notte da leoni è costato 35 milioni di dollari e ne ha incassati oltre 200 solo negli Stati Uniti, non c’è da stupirsi che sia già in cantiere un sequel. Speriamo solo che gli sceneggiatori non pensino che gli spettatori andranno al cinema solo per vedere di nuovo Cooper, Bartha, Helms e Galifianakis. A prescindere dalle idee della storia..

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