«I finiani? Il futurismo è altra cosa»

Questa sera a Roma, al Circo Massimo, si terrà la «Corsa Futurista», un evento che per la sua originalità avrebbe deliziato Filippo Tommaso Marinetti. La corsa si svolge proprio in contemporanea a un’altra: quella molto più affannosa dei finiani di Futuro e Libertà per conservare gli ultimi scampoli di credibilità, se non proprio politica, almeno culturale. Ne parliamo con Francesca Barbi Marinetti, figlia di Luce e nipote di Filippo Tommaso, il fondatore del movimento.
Signora Barbi Marinetti, lei correrà stasera?
«Sì. Aprirò la corsa portando il numero uno, ma non so se reggerò per tutti i 10 chilometri. Ad ogni modo si correrà per puro “godimento artistico”, non per sfiancarsi, sebbene vorrei render onore alle parole di mio nonno: il futurismo ha bisogno di poeti dall’anima libera e di atleti dai muscoli possenti. Parole citate anche da Federico Mollicone, presidente della commissione cultura e sport del Comune di Roma, che ringrazio insieme con l’assessore per lo sport Alessandro Cochi».
Pure il ministro Giorgia Meloni ha apprezzato la Corsa Futurista.
«In una lettera agli organizzatori si è rallegrata dell’evento, utile a squarciare quel velo “di visioni strumentali che legavano il futurismo al fascismo e che per oltre mezzo secolo in Italia hanno evitato che si parlasse di Marinetti e del suo manifesto, nonché di un movimento fondato nel 1909 che voleva dare una sferzata al vecchiume e alla gerontocrazia”. La Meloni, forse perché proprio ministro della Gioventù, ha colto in pieno la volontà del futurismo di dare spazio ai giovani».
Marinetti, fino a qualche anno fa, era in embargo culturale.
«Non per motivi politici, o non soltanto. Non si tiene mai conto di un aspetto sottile ma vitale del futurismo: il suo desiderio concreto di toccare nervi scoperti, di togliere il tappeto da sotto i piedi alle certezze opportuniste di tutti i giorni. Nella sua lettera Giorgia Meloni, che stimo molto poiché è persona diretta e positiva, ha capito anche questo messaggio, parecchio attuale, del movimento di mio nonno. E cioè che passatismo e futurismo sono in ognuno di noi, ma è al secondo che bisogna dare voce. Occorre essere proiettati in avanti».
Dicono di aver capito tale messaggio - e di volerlo seguire - anche i finiani di Futuro e Libertà, sedicenti futuristi.
«Ascolti, da qualsiasi direzione provengano le strumentalizzazioni, non le approvo. Un movimento culturale come il futurismo fa parte del mondo e può essere portatore di suggestioni per tutti, ma in questo caso vedo un’operazione non originale. Le due parole usate, “futuro” e “libertà”, sono certo ricche di appeal dal punto di vista semantico ed efficaci per attirare attenzione e consenso. Ma il futurismo è un’altra cosa. Tuttavia non penso debba essere proprio io a sottolineare i limiti culturali di tali operazioni: sono contenta che ci siano intellettuali e giornalisti che ne parlino e mostrino le differenze».
Ma perché i finiani hanno accampato diritti proprio sul futurismo?
«L’impegno politico dei futuristi, di Marinetti, era molto libero dalle dinamiche di potere. Questo atteggiamento, di freschezza e anche di capacità di riconsiderare la realtà in tutti i suoi aspetti, potrebbe essere risultato accattivante ai loro occhi. Ma il momento storico attuale è completamente diverso, così come gli ideali su cui si può far leva. Mi viene da pensare che si tratti di un gran misunderstanding».
Ci fa in anteprima, futuristicamente, il ritratto della serata?
«Si tratta di un’azione sportiva e artistica allo stesso tempo, ideata dal runner-artist Ferdinando Colloca, e avrà la forma di un happening-installazione dal nome “Flussi di luce”. Al suo interno si terrà una gara podistica, con atleti agonisti e principianti.

La differenza è che i partecipanti correranno con un led in testa: uno sciame luminoso che nel buio della notte produrrà un effetto molto suggestivo. Ci sarà inoltre l’intervento di Edoardo Sylos Labini su sonorità elettroniche e proiezioni video e una mongolfiera da cui verrà scoccato un bacio aeroplanico».

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