I finiani scelgono Pisapia e rompono il Terzo polo L’Udc: «Tutto da rivedere»

Futuro e Libertà va a sinistra e sceglie il rifondatore comunista Giuliano Pisapia, l’Udc frena e sembra preferire il centrodestra. Così Milano, che doveva essere la rampa di lancio del Nuovo polo, si rivela sempre di più la tomba politica dell’alleanza.
Sono lontani i giorni in cui la città pendeva dalle labbra di un Gabriele Albertini tentato dal grande salto. Allora i «big» del centro, come Francesco Rutelli e Massimo Cacciari, si affannavano a spiegare che le Comunali per Palazzo Marino avrebbero segnato l’inizio di una nuova era politica, con un terzo polo a due cifre, e nella peggiore delle ipotesi decisivo nella sfida fra destra e sinistra. Sono passati pochi mesi e la realtà è scoraggiante: il Nuovo polo va in pezzi sotto i colpi dei pasdaran finiani. Gli Udc sono infuriati e il candidato sindaco Manfredi Palmeri è sempre più solo e condannato dai suoi stessi partiti a una condizione di marginalità e irrilevanza.
Il colpo del ko arriva, e non è un caso, tramite il «Fatto Quotidiano», che intervista Fabio Granata. Il deputato siciliano - sostenitore in generale di un’alleanza di Fli con il Pd - ammette esplicitamente che il partito, in caso di ballottaggio, dovrà sostenere il candidato della sinistra Giuliano Pisapia. Non è neanche una sorpresa, dal momento che Italo Bocchino, il braccio destro di Gianfranco Fini, il giorno prima aveva anticipato la linea: «Nessuna convergenza a Milano con il Pdl». E perché? Fra le altre cose per la presenza di Silvio Berlusconi come capolista.
Ma la conferma da parte dell’altro pasdaran finiano ieri ha fatto esplodere la situazione. Altri esponenti di Fli sono stati costretti a un tentativo di riposizionamento, a partire da Giuseppe Valditara, coordinatore regionale lombardo, che ha dovuto precisare che «Fli è lontano ed egualmente alternativo» a una «destra delle promesse mancate» e a una «sinistra conservatrice e inadeguata».
Poi lo stesso Bocchino ha cercato di metterci una toppa, evocando la «libertà di voto» al ballottaggio, pur confermando i toni anti-berlusconiani degni di un Di Pietro. Non che l’indicazione di voto di un Bocchino possa cambiare l’esito elettorale della sfida milanese, ma politicamente è un elemento rilevante, tanto che nella stessa Udc - che pure ha ufficializzato la libertà di voto al secondo turno, ma con ben altri argomenti - cominciano a emergere malumori sempre più consistenti: «Nessuno può decidere quali valori ci accomunano - dice Alessandro Sancino, coordinatore provinciale dell’Udc - ed è evidente che se queste sono le posizioni occorre riflettere sulle basi culturali dell’alleanza». Una dichiarazione felpata, ma politicamente liquidatoria, da parte di chi già ha detto chiaramente che con la sinistra laicista, libertaria e giustizialista non c’è niente da spartire.


Intanto alcuni parlamentari vicini ai moderati di Fli hanno incontrato Pier Ferdinando Casini, allarmati per la «deriva a sinistra» che secondo loro sta prendendo il partito finiano. Nella base e tra i parlamentari impegnati in campagna elettorale, è chiaro, c’è il timore che le polemiche interne a Fli possano allontanare gli elettori moderati, con una perdita secca di voti alle Comunali

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica