I finiani vogliono tenersi i doppi incarichi: «Niente aut aut»

RomaIncompatibilità degli incarichi e verifica parlamentare sui 5 punti del programma blindati da Silvio Berlusconi. Sono le due questioni intorno alle quali si consuma l’ennesimo scontro con i finiani. E che vanno risolte subito. Qualche dubbio soltanto su quale affrontare prima.
Per Ignazio La Russa, coordinatore del Pdl, sarebbe meglio prendere il toro per le corna, convocare i coordinatori territoriali Pdl che hanno aderito al gruppo Futuro e Libertà per metterli di fronte al fatto che non si può stare in un gruppo e fare il coordinatore di un altro prima della riapertura dei lavori a Montecitorio. Una decisione immediatamente bollata dagli uomini di Gianfranco Fini, vedi Adolfo Urso, come «poliziesca». Il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, ribadisce in sintonia con La Russa che «non è mai esistito un partito con due gruppi parlamentari» ma ritiene prioritaria la questione della fiducia sul programma. «Di qui a settembre i finiani ci devono dire se sui 5 punti proposti da Berlusconi fra i quali c’è anche la riforma della giustizia c’è il loro impegno positivo a vari livelli politico-parlamentari su cui si svolgerà il confronto-avverte Cicchitto - oppure se essi si attesteranno su formule negative o ambigue volte rispettivamente alla caduta o al logoramento del governo Berlusconi».
Su questa linea si attesta anche l’altro coordinatore, Denis Verdini che, pur non nascondendo il problema «legato alle eventuali incompatibilità di chi ha lasciato il gruppo Pdl» che va sicuramente affrontato, ricorda che la priorità è la realizzazione del programma, quindi quello che interessa davvero al Pdl è «il voto favorevole e incondizionato alla mozione che presenteranno i capigruppo di Camera e Senato». Insomma, sembrano voler dire Cicchitto e Verdini, se i fininiani garantiscono pieno appoggio al governo le altre questioni si potrebbero superare.
Ma è evidente che per i finiani il dado è tratto, come dimostrano le parole del capogruppo di Futuro e Libertà, Italo Bocchino. «Non accettiamo aut aut - replica Bocchino - il nostro voto sulla mozione è annunciato e scontato e nessun ultimatum può impedirci di condividerla nel merito al 95 per cento e di poter esprimere i nostri se e i nostri ma sul restante 5 per cento». La vera questione, aggiunge, è «la validità o meno del documento che ha sancito in maniera illiberale l’incompatibilità politica di Fini con il partito che ha cofondato».
I finiani dunque vogliono la botte piena e la moglie ubriaca. «A sentire i sodali del presidente della Camera essi avrebbero diritto a dar vita a gruppi parlamentari autonomi ma il partito non avrebbe quello di interrogarsi sul senso della loro permanenza al loro interno», osserva Massimo Corsaro, tesoriere del gruppo Pdl.


Cerca la mediazione il finiano moderato Silvano Moffa sia assicurando che a Mirabello Fini non annuncerà la nascita di un nuovo partito sia sminuendo la questione incompatibilità e chiedendo invece di riportare in primo piano la politica.
FA

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