I ghisa controllano 1.300 veicoli: la multa «solo» per uno su dieci

Nei mercati divieti ignorati per tutta la mattinata sotto lo sguardo dei vigili: «Diamo un servizio alla gente, la deroga ci spettava»

L’ambulante se ne va, gli habituées del mercato di via Calvi lo rivedranno tra sette giorni. Anche tra una settimana, il nostro, sarà alla guida di quel vecchio Ford che lo sposta in lungo e in largo per Milano da qualcosa come dieci anni. Dieci anni di troppo per chi, come Letizia Moratti, tiene alla «salute dei milanesi».
Virgolettato che ha un solo significato, quel furgone non può circolare dalle ore 8.00 alle 20.00 ovvero non può girare su strade e piazze di Milano neppure quando il mercato di via Calvi leva le tende, poco prima delle 15.00. Stop fatto rispettare quasi religiosamente dai ghisa, direte. No, sbagliato: la polizia municipale osserva indifferente il deflusso degli ambulanti, di quei cento e passa furgoni che, a occhio, non sarebbero sicuramente utilizzati non solo da ambientalisti doc ma neppure da automobilisti consapevoli di voler inquinare sempre di meno.
«Che debbo fare? Aumentare i prezzi per ripagarmi un furgone in regola al cento per cento» è il leit-motiv degli inquinatori. Spiega che si replica, con aggiunte e varianti: «Siamo un servizio di pubblica utilità», «da noi arriva la Milano che non ce la fa a tirare a fine mese, che non frequenta le boutique dorate», «lo spiega el sciur sindac ai nostri clienti che i prezzi vanno all’insù perché, bontà sua, vuole dare una mano a Fiat and company».
Fiume di parole, una piena di rabbia, «quelli dell’Unione (del Commercio, ndr) sono stati avvisati a giochi fatti», di scherno, «facciamo cambio, vengano qui Croci (l’assessore alla Mobilità, ndr) e il sindaco a vendere dall’alba sino alle venti, noi ce ne stiamo a casa davanti alla tv e con i nostri figli», e, perché no, pure di rassegnazione, «siamo quelli che alla fine pagano sempre, anche quando abbiamo ragioni da vendere».
Lagne dettate al cronista, mentre il fotografo scatta immagini su immagini di episodi che, Croci, metterebbe all’indice quali esempi «acuti di inquinamento atmosferico». Idem dall’altra parte di Milano, in via Ampère dove però, complice un volantinaggio ambientalista, qualche cittadino protesta contro gli ambulanti: «Ue’, l’aria non è “robba” mia o tua ma di tutti. Motoape e Transit di un secolo fa inquinano». Osservazioni più che elementari. La risposta? La mano sinistra che si posa sull’avambraccio, sì il gesto dell’ombrello. Un ghisa osserva, «è in arrivo la deroga firmata da Croci». Il comandante Emiliano Bezzon conferma «ci sono problemi di applicazione pratica». Già, difficile sostenere l’impatto di sedici mercati comunali e «poi, quale sanzione eleviamo?» aggiunge un sottoposto. Domandina che i cinquemila ambulanti non vogliono nemmeno mettere in conto: «I furgoni inquinanti sono sì e no un centinaio» è la tesi dell’associazione di categoria.
Vero, i «furgoni inquinanti sono un centinaio» ma «per mercato e non su tutta la categoria ambulanti». Problemino di non poco conto per Croci. Loro, intanto, gli ambulanti s’attaccano ai telefonini, che vogliono? Uno straccio di deroga.

E in serata, oplà, il Comune li accontenta. Trattamento diverso, naturalmente, per centonove automobilisti non ambulanti: tanti sono stati i multati dai ghisa (su milletrecento e più fermati) perché sorpresi a circolare in città con autovetture non in regola.

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