I giudici ridicolizzano Woodcock, la P4 era una farsa

Ricordate i fiumi d’inchiostro sui presunti intrighi della altrettanto presunta P4? E ricordate uno degli indagati principali di quell’inchiesta, Alfonso Papa, ex magistrato e deputato del Pdl? Ricordate quel quasi unico quanto drammatico «sì» al suo arresto dato in piena estate dalla Camera dei deputati con l’aiutino dei maroniani della Lega? Ricordate gli appelli dal carcere di Papa, le sue denunce sul carcere utilizzato nei suoi confronti come arma di pressione? Bene. Cancellate tutto. O meglio, ricordate pure, ma sappiate che l’onorevole Alfonso Papa, in carcere, non avrebbe dovuto metterci piede, o almeno non avrebbe dovuto restarci tanto a lungo.
L’ennesima spallata all’inchiesta della procura di Napoli e nello specifico del pm Henry John Woodcock - sì, proprio lui, lo stesso che adesso indaga sulla Lega e che qualche giorno fa si è presentato in prima persona a Milano in via Bellerio per sovrintendere al sequestro dei documenti del Carroccio – è arrivata da Napoli, dal tribunale del Riesame. Che ha rispedito al mittente il ricorso presentato da Woodcock e dal collega pm Francesco Curcio contro la scarcerazione di Papa, spedito ai domiciliari lo scorso 29 ottobre e liberato definitivamente due giorni prima di Natale. Dopo 101 giorni di privazione della libertà, trascorsi in gran parte nel carcere di Poggioreale, che non è esattamente un luogo di villeggiatura.
A dare per primo la notizia del «niet» ai colleghi della procura da parte del Tribunale del riesame il sito Dagospia. I giudici napoletani non solo hanno sancito che la scarcerazione di Papa era pienamente legittima («non si possono in alcun modo ritenersi ancora sussistenti, nei confronti di Papa, esigenze di cautela processuale», hanno scritto), ma hanno anche accolto l’impianto della sentenza della Cassazione che lo scorso 7 novembre, di fatto, aveva dato un colpo mortale all’inchiesta di Woodcock&Co., sostenendo che mancava il cardine del castello accusatorio: il vincolo associativo tra gli indagati, la base attorno a cui dovrebbe articolarsi un’associazione, segreta o ufficiale che sia. Non solo. La scure dei giudici è arrivata pure sui colloqui spiati di Papa. Come già stabilito dalla Suprema Corte, infatti, è stata confermata l’inutilizzabilità «di tutte le intercettazioni che vedono coinvolto come interlocutore il parlamentare Alfonso Papa in quanto illecitamente effettuate per mancanza della richiesta alla Camera di appartenenza».
L’ennesimo colpo a un’inchiesta partita con grande clamore mediatico e poi affogata in una serie di flop. La rappresentazione plastica dell’insuccesso di Woodcock? La condanna ad appena un anno e sette mesi, col patteggiamento, dell’uomo chiave del presunto complotto ai danni dello Stato, Luigi Bisignani. Adesso questo nuovo colpo.

Papa, attualmente sotto processo a Napoli ma con la sola accusa di concussione, esulta: «L’accanimento dei pm che mi avevano arrestato per estorcere da me confessioni false (accusa, ovviamente, smentita dalla Procura partenopea, ndr) è stato definitivamente punito sia dalla Cassazione sia dal Tribunale del Riesame. La verità non si accerta con le manette ai polsi, ma attraverso il giusto processo come quello al quale con serenità e fiducia nella giustizia mi sto sottoponendo».

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