Con i mercati online il pubblico risparmia fino a 5 miliardi

Cinque miliardi di euro. Questo il risparmio evidenziato dagli Osservatori del Politecnico di Milano per la Pubblica amministrazione, che obbedisce a una seria filosofia di traffico di servizi elettronici e, non solo si è attivata per fare shopping, ma ha anche già preso accesso a gare e aste tramite soluzioni digitali. E’il dato emerso dal convegno «eProcurement: una concreta via verso innovazione, efficienza e trasparenza per la Pa italiana», promosso dall’Osservatorio sull’eProcurement nella Pubblica amministrazione della School of Management del prestigioso ateneo milanese.
La ricerca ha valutato un campione di 240 enti pubblici che procede all’acquisto di beni e servizi online. «Il tema è da tempo al centro del dibattitto politico e economico del nostro Paese, ed è particolarmente sostenuto dall’attuale ministro Renato Brunetta», ha dichiarato Andrea Rangone, coordinatore della ricerca. Dei circa undicimila enti pubblici italiani, solo il 50 per cento ha utilizzato almeno una volta uno strumento di eProcurement, ma in realtà quasi due su tre si è soltanto limitato a fare qualche acquisto sperimentale sui mercati elettronici, senza però attivare un reale piano di utilizzo serio di questi strumenti, sfruttandone le molteplici possibilità.
Ammontano a sole poche centinaia gli enti che sono in grado di trarre vantaggio in modo sapiente da tutti i servizi dell’eProcurement, in grado cioè di affiancare ai mercati e ai negozi elettronici, anche il ricorso a cataloghi online, oltre che gare o aste.

In questo senso, solo nel 2009 sono state effettuati quattromila concorsi, più del 35 per cento rispetto al 2008. «L’eProcurement è in grado di portare benefici enormi, potendo influenzare in modo positivo la spesa complessiva fatta dalle amministrazioni, che vale quasi 200 miliardi di euro» ha concluso Andrea Rangone.

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