I narcos dell’Est usavano minori come corrieri

I narcos dell’Est usavano minori come corrieri

I carabinieri erano sulle loro tracce da 4 anni. Traffico internazionale di cocaina, armi, estorsioni, auto di lusso e soprattutto investimenti immobiliari in territorio nazionale e nell’area balcanica. I pusher, poi, erano tutti minorenni.
I militari hanno scoperto un’organizzazione criminale composta da tre famiglie rom di origini bosniaca e croata che aveva messo in piedi una holding da brivido, in grado di fatturare 80 chili di polvere bianca l’anno, reinvestendo i proventi dello spaccio in attività illecite. Si atteggiava come la nuova banda della Magliana, con l’obiettivo a dir poco ambizioso di prendersi Roma, ovvero monopolizzare il business della droga come dei prestiti a usura, scommesse clandestine, gioco d’azzardo, compravendita di pistole e fucili destinati alle varie «batterie» della capitale. Ieri, su richiesta del sostituto procuratore della Dda Carlo La Speranza, il gip Carlo Morgigni ha emesso 54 ordinanze di custodia cautelare in carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Sette persone sono sfuggite alla cattura.
È la seconda fase dell’operazione «White Wolf», avviata nel 2005 dal nucleo operativo della compagnia Eur all’indomani dei primi arresti. Quelli che sembravano nomadi impegnati in furti e spaccio di «roba» per conto dei grandi, in realtà erano affiliati di una gang potente. Due agguati a colpi di kalashnikov, mettono in allarme gli inquirenti, decisi a scoprire cosa si nasconda dietro i tentati omicidi di altrettanti capi clan. Intercettazioni, pedinamenti, controlli su conti cifrati, su impronte digitali e decifrazione di messaggi in codice: per mesi i carabinieri hanno marcato stretto i criminali dell’Est.
Nel settembre scorso vengono emessi 26 ordini di cattura a carico di altrettanti indagati. Le accuse? Aver costituito, organizzato e diretto una struttura impegnata nell’acquisto di ingenti quantitativi di coca dai paesi produttori dell’America Latina fino a Roma attraverso Olanda e Spagna. Ma non basta per stroncare una struttura ben ramificata, destinata a evolversi riciclando denaro sporco in madrepatria o nei Paesi in via di crescita economica assetati di capitali. Fra gli arrestati non mancano malavitosi italiani, agli ordini dei rom trapiantati a Roma. Secondo gli investigatori la droga acquistata a 20-25 euro il grammo veniva ceduta a 50 euro, 30-35 euro all’ingrosso. «Durante le indagini - spiegano il maggiore dei carabinieri Vinicio Tetta e il tenente Dario Conte - abbiamo appurato che i tre leader si riunivano regolarmente, in una specie di meeting, per decidere come investire i soldi».

Gli italiani, quasi tutti tossicodipendenti, utilizzati per il trasporto della coca, erano trattati dai rom come schiavi. Alcuni narcos sono stati ammanettati nel campo Di Tor dè Cenci e del Nomentano. Altri nel territorio di Ardea, in ville trasformate in bunker.
yuri9206@libero.it

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