I «nipotini» di Veltroni&C. peggio dei grandi

Riunioni fiume e notti insonni sinora hanno prodotto un solo candidato: è Fausto Raciti, scelto in sintonia con le regole del manuale Cencelli

da Roma

«Disgraziati! Ci state massacrando! Finitela di scrivere cattiverie!». Ride, mentre inveisce contro il cronista, Fausto Raciti, leader di Sinistra giovanile e probabile leader dei Giovani democratici. Scherza ma mica tanto, perché tra i piccoli del Pd la tensione è alle stelle, dopo che i giornali hanno descritto le loro imminenti primarie come una parata di replicanti, l’appello di tante «Ambra» (per chi amava la vera Ambra è un complimento) eterodirette dai «grandi». L’ultima incazzatura è nata ieri, leggendo sul Corriere della sera l’intervista al curaro di Giulia Innocenzi, giovane candidata radicale, coordinatrice degli studenti dell’Associazione Coscioni. Ecco, Giulia, con sorriso angelico ma tempra da tritasassi pannelliana ha distillato giudizi feroci: «Questi giovani del Pd sono patetici, divisi per correnti, tutti hanno un piccolo candidato... sembrano la Dc, ma sono organizzati peggio». Apriti cielo. Anche perchè Giulia ci mette il carico: «D’Alema ha il suo, un certo Speranza... Rutelli ha il suo, un tal Nobile..».
«Niente verginelle». Così, se senti Luciano Nobili (non Nobile), ex animatore della lista «Giovani per Rutelli» in Campidoglio, uno che si è inventato cento cose, tour in carrozzella e pedalò per la città, le primarie di Obama (da volontario), e trovate mediatiche come l’arruolamento di Flavia Vento (nel Pd) e Cristina Capotondi (nella lista rutelliana), be’, se senti lui, ti accorgi che un po’ gli girano, e infatti risponde pan per focaccia: «Ahò! Se noi siamo i replicanti, lei mica viene da Marte... Non si metta a fare la verginella, Giulia: l’abbiamo accolta a braccia aperte, e lei è venuta a fare la classica battaglia di posizionamento radicale... È simpatica e cara, ma non può dare lezioni di nepotismo a nessuno».
«Franceschiano?». Ma ci sono o no, i «nipotini», dei grandi leader di partito? La prima risposta è sì, ed è innegabile, perché è la stessa genesi del Pd che ha prodotto un movimento giovanile « clonato» sulle correnti. È vero per esempio che Gianluca Lioni, un sardo brillante che in passato è stato leader dei giovani della Margherita (ironia della sorte è anche un «ex» del ministro ombra Pina Picerno) lavora nella segreteria di Dario Franceschini. Ma si sente del tutto autononomo: «Non è certo Dario a dirmi cosa faccio a livello giovanile, e ormai sono uscente...». Già, è un tipo eclettico, è stato appena promosso, responsabile terzo settore del Pd, a 27 anni il più giovane dei dirigenti nazionali. È vero, come dice la Innocenzi, che Roberto Speranza è vicinissimo a D’Alema. Ed è vero che la Picerno - tipa tosta - ora è ultra-veltroniana.
Pina nel cuore. Ma poi le carte si complicano. Anche qui, in un intreccio che spesso sostituisce dinamiche di appretenenza classiche. Per esempio. Ha un certo peso nel consesso dei giovani democrat una associazione studentesca, l’Udu, nata come baby costola della Cgil. Il suo portavoce, Daniele Giordano, è legato al responsabile politiche giovanili del sindacatone, Paolo Nerozzi. Ma è anche un grande sponsor della Picierno (con cui peraltro convive).
Tavoli roventi. Poi ci sono fatti curiosi. Si discute da tre mesi di regole. E la penultima volta che si è riunito il tavolo che doveva fissare le regole della «competition» (ad esempio dove collocare i tre seggi previsti per provincia) è successo un putiferio che nemmeno per le politiche: ogni «big» voleva piazzare in commissione un suo pupillo, e così la discussione è finita alle cinque del mattino (!). Ecco perché, vista l’aria, Walter Veltorni ha minacciato i ragazzi («Se continuate così vi stacco la luce») e nominato un commissario, un dirigente «grande» delegato a vigilare sui piccoli, Andrea Orlando (che ieri ha fatto, per l’ultima riunione, l’una di notte!). La cosa buffa è che malgrado tanta passione, per ora il candidato in pista con probabilità di vittoria è uno solo, ed è Raciti.
Candidato designato. A indicarlo come prossimo leader c’è anche una regola non scritta: siccome la Picierno che è ministro ombra viene dalla Margherita, il leader del giovanile dovrebbe essere un diessino. Raciti è siciliano, è asceso al vertice in era fassiniana, ma dimostra una certa grinta nello scrollarsi le etichette: «Primo, non sono eterodiretto da nessuno. Secondo, noi non vogliamo fare dei giovani democratici una colonia. Terzo, non c’è in atto una guerra dei lunghi coltelli, e non è vero che io sono il contraltare della Picierno». Ma allora perché quelle riunioni fiume, come nemmeno nei conclave? Raciti minimizza: «Mannò, non esageriamo... si discute...». Per ora lo sfidano solo due persone. Oltre alla battagliera Giulia, si fa avanti Dario Marini, un giovane outsider bresciano che si candida a essere il prossimo Scalfarotto. Si muove con strumenti molto «ggiovani», gira una suo comitato promotore su Facebook, e ha messo dei video su You tube girati nella cucina di casa.
«I veltroncini». Un’altra componente sono i cosidetti «veltroncini». Ovvero giovani emersi nel turbine delle primarie di Walter. Uno dei prediletti, Mattia Stella - nota dolente per il leader - era il presentatore della convention di Piazza Navona, ed è già passato armi e bagagli ai dipietristi. Gli altri due, Lorenzo De Cicco (il più giovane candidato alle primarie, un enfant prodige) e Michele Samoggia (ragazzo d’oro, economista e cooperatore) sono in attesa. Samoggia su Facebook ha il pugno chiuso ma non per motivi politici («Festeggiavo la cattura di tre tonni») e spiega: «Penso che sosterrò Raciti, ma il rapporto con la Picierno deve essere paritetico».

Già. La stessa cosa che fa capire Nobili: «Sosterrò una candidatura autonoma dal partito». Insomma, esplicitamente non lo dice nessuno. Ma alla fine tutto dipende da cosa fa Pina. E sarà un referendum pro o contro di lei.

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