I quattro palazzi fantasma del Comune, i quattro stabili che non si riescono a vendere per paura di una sentenza del Tar, basterebbero da soli a ripianare una fetta non piccola del buco di bilancio con cui Giuliano Pisapia sta facendo i conti. E che lo ha spinto a varare misure impopolari come laumento del biglietto del tram. «Io credo - spiega Alberto Segneghi, l'architetto che segue per Bn Paribas il piano di privatizzazione degli stabili - che se potessimo vendere gli stabili il Comune incasserebbe una cifra tra i 20 e i 30 milioni di euro».
Soldi che a Palazzo Marino farebbero sicuramente comodo, a fronte di un passivo delle casse comunali che la nuova giunta quantifica in 185 milioni. Ma la boccata dossigeno chissà quando arriverà. Anzi, se la sentenza del Tar dovesse dare torto al Comune sui conti comunali si abbatterebbe una ulteriore mazzata. Tre dei quattro stabili sono ristrutturati e pronti da abitare: sono quelli di via Cesariano 11, via Cicco Simonetta 15 e corso XXII Marzo 30.
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