I partigiani cacciano giù dal palco le autorità

Ci saranno. Tra la gente, nelle prime file. Ma nessuna delle autorità salirà sul palco. Per la prima volta nella storia, alla festa della Liberazione non sono stati invitati a parlare i rappresentanti di Comune, Provincia e Regione. Questo non vuol dire che mancheranno: il sindaco Letizia Moratti parteciperà all’ultimo tratto del corteo fino a piazza Duomo, il presidente della Provincia Guido Podestà sarà presente e sta spronando anche i suoi assessori a prendere parte al 25 aprile. Anche la Regione ci sarà. Nessuno però impugnerà il microfono. «La decisione - ha spiegato il presidente dell’Anpi Lombardia Antonio Pizzinato - è legata al fatto che siamo a tre settimane dal voto per le comunali». Tutti, comunque, sono stati invitati a partecipare al corteo che da Porta Venezia arriverà in piazza Duomo, passando da piazza San Babila e da corso Vittorio Emanulele. Sul palco parleranno un’immigrata (la senegalese Nelly Dop), uno studente (Giulio Franchini), un ricercatore (Giorgio Ornati) e un insegnante (Francesco Dettori). Il motivo di questa scelta è che «la Resistenza - ha spiegato Pizzinato - ha avuto come obiettivo quello di costruire condizioni per un’Italia più solidale e più giusta», basandosi sui principi della Costituzione, cioè sul fatto che «l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, che tutti i cittadini hanno pari diritti e pari doveri senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione e che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli a questo».
Le conclusioni di questa manifestazione saranno affidate al presidente milanese e nazionale dell’Anpi Carlo Smuraglia, che da giorni lancia appelli per riempire la piazza. «Vogliamo che il 25 aprile sia davvero una Festa, piena di significati, ma pur sempre Festa - ha detto Smuraglia - e dunque mi auguro che nulla la turbi e tutti abbiano la consapevolezza che una buona riuscita sarà un successo per tutti e farà bene alla salute, un po’ malferma, in questo periodo, del nostro Paese». Il messaggio dovrebbe essere diretto ai soliti sovversivi dei centri sociali che già l’anno scorso hanno creato scompigli e che pure stavolta rischiano di rovinare la «festa di tutti» trasformandola in una mobilitazione contro. Contro cosa? Forse nemmeno loro lo sanno, visto che il 25 aprile scorso si sono messi a fischiare e a urlare «fascista» non solo alle autorità, ma anche ai sindacalisti e a un lavoratore in cassa integrazione che era salito sul palco per raccontare la sua storia.
Quest’anno l’allerta è massima, visto il clima di tensione, e le forze dell’ordine si stanno organizzando per garantire il massimo livello di sicurezza durante il corteo e il comizio in piazza Duomo. Lo scorso anno il camioncino degli autonomi del Cantiere si era avvicinato un po’ troppo al palco e i soliti quattro facinorosi avevano rovinato la festa della Liberazione urlando insulti al sindaco Moratti e al presidente provinciale Guido Podestà.

Stavolta le premesse per qualche azione dimostrativa non mancano: i centri sociali infatti si stanno lanciando in occupazioni random, in picchetti nelle scuole e ieri hanno organizzato la presentazione di un libro che inneggia al «tenente Alvaro», l’ex partigiano autore di due omicidi alla fine della guerra.

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