I pirati di film e musica «rubano» 530 milioni l’anno

RomaSi parla molto di pirateria audiovisiva. Ultimamente anche sulle nostre pagine con l’accorato grido d’allarme di Carlo Verdone. Fino ad oggi però sul fenomeno non c’è mai stata una vera e propria indagine, diciamo così, «di mercato». A colmare la lacuna giunge la prima ricerca sulla pirateria cinematografica in Italia commissionata dalla Fapav (la Federazione antipirateria audiovisiva) all’istituto Ipsos di Nando Pagnoncelli. E i dati, presentati ieri alla Casa del cinema di Roma alla presenza del sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni Paolo Romani e dei vertici dell’industria audiovisiva assieme ad alcuni registi-testimonial come Giuseppe Tornatore (nella foto), Enrico Vanzina, Paolo Virzì, Leonardo Pieraccioni, parlano chiaro.
Il fenomeno ha raggiunto livelli critici e cifre importanti. Il fatturato dell’industria della pirateria «fisica» (i dvd contraffatti) nell’ultimo anno è stato di circa 332 milioni di euro. In costante aumento i titoli che vengono fruiti illecitamente su Internet prima della loro uscita nelle sale cinematografiche, tanto che la stima del fatturato perso a causa della pirateria nell’ultimo anno è pari a circa 530 milioni di euro. Tra i dati più significativi: il 32% del campione intervistato (661 persone su 2.038 dai 15 anni in su) nel corso dell’ultimo anno ha fruito di copie pirata di film con circa 355 milioni di visioni illecite. E il 60% dei «pirati» è consapevole di violare la legge.
«Dati spaventosi», commenta Romani, che ha promesso l’interesse del governo che si starebbe orientando a una soluzione tipo quella che si sta discutendo in Francia con la dissuasione attraverso messaggi sul computer fino al distacco temporaneo del collegamento internet. Filippo Roviglioni, presidente Fapav, si spinge più in là, sottolinea che la pirateria è già un reato e chiede alla magistratura interventi duri. Diametralmente opposta l’opinione di Virzì che, nel rifiutare ogni forma di censura, sottolinea che le società di telecomunicazioni si arricchiscano con i download perché l’unica cosa che i «pirati» pagano sono le connessioni ma sprona anche l’industria a proporre siti legali «ganzi e a basso costo». Gaetano Blandini, direttore generale per il cinema, confida molto nell’educazione alla legalità dei ragazzi a partire dalla scuola.
A proposito dei più giovani, i sondaggisti hanno chiesto ai bambini di disegnare le cose che gli fa venire in mente la visione di un film. Gli elaborati dei figli dei «non-pirati» sono venuti fuori tutti colorati e molto legati alla proiezione in sala.

Quelli dei «pirati», abituati a visioni di bassa qualità, sono invece in bianco e nero, una stanza vuota e al massimo un algido televisore. Immagini più significative di qualsiasi dato, una dicotomia forte e inconciliabile tra sacro e profano della visione di un film.

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