Stefano Zurlo
da Milano
Sei pubblici ministeri per Gianpiero Fiorani. Tutti a San Vittore, per ascoltare lex amministratore delegato della Banca Popolare Italiana, rinchiuso nel carcere milanese dal 13 dicembre scorso. Linterrogatorio comincia nel primo pomeriggio e va avanti fino a tarda sera. A porre le domande sono i magistrati romani Perla Lori, Rodolfo Sabelli e Giuseppe Cascini e i milanesi Francesco Greco, Eugenio Fusco, Giulia Perrotti. I contabili di Bancopoli spiegano che questo è il dodicesimo meeting fra il Pool ambrosiano e lex banchiere in cella, il sedicesimo dallinizio dellinchiesta. Numeri impressionanti che però fanno intuire la vastità e la complessità degli argomenti trattati.
Fiorani è al crocevia di numerose piste investigative: Milano punta a chiudere in tempi rapidi il filone sulla tentata scalata ad Antonveneta, daltra parte Roma scandaglia la stessa vicenda sul versante del presunto abuso dufficio attribuito allex Governatore della Banca dItalia Antonio Fazio. E poi ci sono le scalate, non riuscite, a Bnl, con il ruolo tutto da definire degli ex signori di Unipol Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti, e a Rcs, il cui principale protagonista è limmobliarista romano Stefano Ricucci.
Tanti i dossier sul tavolo dei Pm che la scorsa settimana si sono riuniti a Milano e hanno messo a punto la strategia per le prossime settimane: lobiettivo principale, oltre allo scambio di informazioni, è proprio la definizione delle rispettive competenze, proprio per prevenire eventuali sorprese e pasticci. Dunque sono stati messi in agenda alcuni interrogatori, a cominciare da quello di Fiorani che dal giorno dellarresto non ha mai incontrato il pool romano.
I sei si ritrovano a mezzogiorno negli uffici della Procura, poi raggiungono il carcere. Inizia il faccia a faccia, lunghissimo. E faticoso. Fiorani pattina sui quesiti, come in altri precedenti meeting, risponde in modo stringato, talvolta evasivo e non sempre convincente. Si va avanti ad oltranza.
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