I pompieri accendono la polemica: «La Finanziaria ci lascia a secco»

Il segretario ds chiede al governo di conteggiare già quest’anno i maggiori introiti tributari. E il centrodestra sollecita subito una variazione al bilancio dello Stato

Emanuela Fontana

da Roma

È il loro momento di visibilità, anche se le risposte ancora non arrivano. I vigili del fuoco per il secondo giorno consecutivo sono scesi in piazza contro i tagli della Finanziaria al comparto sicurezza. Lunedì con gli autonomi, mentre ieri a guidare le squadre per le strade erano Cgil, Cisl e Uil, che hanno portato i manifestanti di fronte alla Camera con lo striscione più amaro: «Le lacrime sono finite, almeno lasciateci l’acqua».
Cori e fischi hanno scandito la protesta, organizzata in concomitanza con uno sciopero di quattro ore, dalle 10 alle 14, (ma i servizi sono stati ovviamente garantiti) del corpo più penalizzato, come ripetono, di quelli addetti alla sicurezza dello Stato. Ventottomila agenti, ma appena 7mila per turno, con il compito di coprire le emergenze di tutto il Paese in un lavoro spesso silenzioso e che espone a enormi rischi.
I confederali non sono riusciti ad avvicinarsi ai numeri della manifestazione del giorno precedente. La rabbia in ogni caso è sempre la stessa: «Vergogna!», «vergogna!», hanno gridato a più riprese contro Montecitorio. I cori: «Siete magnacci e papponi», «cacciate i soldi!». Ma oggetto delle proteste sono stati tutti i parlamentari, quasi senza distinzioni. Anche l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti si è preso il suo «buffone, buffone!», mentre stava facendo il suo ingresso alla Camera. Al fianco dei vigili del fuoco è sceso anche il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni per appoggiare «una protesta legittima, che si inquadra nelle iniziative del sindacato per tutto il comparto sociale». Il sindacalista ha chiesto al governo dei «segni».
Ieri sono arrivati dalla maggioranza tentativi di buona volontà, ma su stessa ammissione dei sindacati senza riscontro sulla carta. Il Pdci ha spinto il governo a fare qualcosa di più: «È arrivato il momento - ha sottolineato il capogruppo alla Camera, Pino Sgobio - di mettere mano alle problematiche denunciate, tenendo conto che questi lavoratori prestano costantemente, e in ogni condizioni, un’opera impagabile».
«Sul tema dei vigili del fuoco c’è bisogno di un’inversione di tendenza - ha invitato il sottosegretario all’Interno con delega ai vigili del fuoco, Ettore Rosato - ed è proprio questo il segnale che deve dare il governo».
I rappresentanti sindacali sono stati ricevuti in Senato dal presidente della commissione Finanze, Giorgio Benvenuto (Ds). Ma «i margini sono molto ridotti e spiragli pare non ci siano», spiega Fabio Angiulli, coordinatore nazionale della Uil vigili del fuoco: «Il senatore ci ha garantito il suo impegno, ma non ci è stato dato ottimismo. Quello di cui abbiamo bisogno non sono 600 unità, ma chiediamo un provvedimento straordinario per almeno 2mila unità, con la stabilizzazione dei precari». Rimane in ogni caso «l’inadeguatezza» del prospettato taglio dell’8% delle risorse nella Finanziaria: «Non avremo neanche più il gasolio per i mezzi di soccorso - insiste Angiulli -. Alcune settimane fa ad Ancona un elicottero dei vigili del fuoco non si è levato in volo perché mancava il carburante».
C’è inoltre il rischio «di chiusura di molte sedi», e la «dilatazione dei tempi di intervento al cittadino». Da ultimo il problema dei salari: «I più bassi del comparto pubblico: 1200 euro al mese con 15 anni di anzianità».

Le rassicurazione di maggioranza e governo sono dunque deludenti per i sindacati: «Rimane scetticismo e anche un po’ d’amaro in bocca - conclude Angiulli - perché sono quarant’anni che i vigili del fuoco aspettano un riconoscimento».

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