di Cristina Bassi
Pedalare è una passione, in una metropoli può essere un’avventura, ora è anche un lavoro. Chi è stato a New York, Berlino o Londra avrà notato sfrecciare nel traffico gli «urban bike messenger», i corrieri in bicicletta. Roberto Peia, giornalista free lance di 54 anni, li ha portati per la prima volta in Italia, a Milano, dove l’idea sta avendo successo. «I clienti che ci affidano le consegne a domicilio perché credono nella filosofia ambientalista “ubm”, cioè meno traffico, meno rumore e meno smog, non tornano più ai pony express tradizionali - assicura Peia -. Si accorgono infatti che non siamo solo corrieri ecologici ma siamo anche più veloci di quelli in motorino». Qualche esempio? Da via Torino a via Tortona in 4-5 minuti. «Lo scooter deve fare un lungo giro e magari rimane imbottigliato, mentre io passo da porta Genova, supero il cavalcavia ferroviario con la bici in spalla e sono arrivato», spiega il biker urbano. Lo stesso vale per una consegna da porta Romana alla Rai di corso Sempione, attraverso il parco. «In centro non abbiamo rivali - continua Peia - e sulle lunghe distanze abbiamo tempi appena superiori ai pony. E i nostri prezzi sono in linea con la concorrenza».
I corrieri in bici si contattano via telefono o via e-mail (il sito è www.urbanbm.it), indicando l’indirizzo della «presa» e quello di destinazione. Per lettere e pacchi che pesano meno di dieci chili sono sufficienti gli zaini, se invece bisogna spedire scatoloni o merci voluminose, sono disponibili le «bici cargo». I clienti di Peia e soci non sono solo Legambiente e i gruppi di acquisto solidale (Gas), li utilizzano anche uffici, studi legali e notai, università, agenzie di comunicazione, professionisti, artigiani, società finanziarie e grosse aziende. «I manager che hanno lavorato all’estero conoscono già il servizio e lo cercano pure a Milano», spiega l’ideatore. In sella alle biciclette da corsa o da pista, veloci e leggere, salgono i tre soci (oltre a Peia, un ingegnere e uno chef) e 4-5 dipendenti fissi, tutti appassionati delle due ruote abituati a macinare chilometri. Ma nella sezione «Pedala con noi» del loro sito si sono già iscritte più di 400 persone. Studenti, tra cui molte ragazze, precari, disoccupati, che danno la propria disponibilità e che vengono chiamati in base alla necessità.
«Poter lasciare la scrivania e montare in sella è una liberazione - spiega ancora Peia -, ma lavorare pedalando può essere molto duro, soprattutto in inverno. Ogni ciclista milanese sa cosa vuol dire districarsi tra buche, pavé, piste ciclabili mal messe e automobilisti nervosi che ti tagliano la strada». Nonostante gli ostacoli il popolo dei biker urbani cresce e l’idea prende piede. Persino una società di consegne nota in tutto il mondo, quindi un potenziale concorrente, si è accorta dell’efficienza dei ciclisti corrieri e gli ha affidato una delle proprie zone del centro. Risultato: tre furgoni in meno ad inquinare l’aria. E l’iniziativa è partita in altre città. Roma l’ha già imitata, mentre Padova, Parma, Bergamo, Bari hanno contattato la società milanese per avviare il servizio. «Presto potremmo creare una rete nazionale», prevede Peia.
I corrieri in bicicletta piacciono ai milanesi, che li utilizzano per lavoro o per farsi consegnare a casa i propri acquisti.
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