I profeti della bara: «Sarà vuota». «No, piena di polvere»

nostro inviato a

San Giovanni Rotondo

Alla fine, nonostante attese, speranze e speculazioni, i resti mortali di Francesco Forgione, meglio noto come san Pio da Pietrelcina, si sono comportati come quelli di ogni essere umano. Tessuti e ossa del frate stimmatizzato al quale sono attribuite migliaia di grazie e miracoli, hanno subito in maniera del tutto naturale l’erosione del tempo. Non sono stati scoperti prodigi alle 23.30 di domenica sera, quando l’arcivescovo D’Ambrosio ha aperto il coperchio riportando alla luce la salma inumata nella notte del 26 settembre di quarant’anni fa.
E pensare che tra i devoti in questi decenni si sono inseguite molte ipotesi suggestive. Come quella del dottor Giuseppe Sala, medico curante del frate dal ’55 al momento della morte. Sala, presente la notte del 23 settembre quando Padre Pio esalò l’ultimo respiro sulla poltrona della sua cella, 13 anni fa pubblicò un memoriale nel quale faceva congetture su come si sarebbe conservato il corpo. Parlò di «ipotesi dettate da qualcosa di irrazionale», ipotizzando che al momento della riesumazione la tomba sarebbe stata vuota perché il corpo era «volato in cielo», oppure che la salma sarebbe stata intatta.
Come sappiamo e come documentano le prime immagini della riesumazione, non si è verificata né la prima né la seconda previsione. Sull’eventualità che al momento dell’apertura della bara non si trovasse nulla, o soltanto polvere, si era espressa nel 1998 la nipote di Padre Pio, Pia Forgione, ricordando che lo zio le disse: «Lì non mi troveranno».
È pure documentato il fatto che Padre Pio non desiderasse essere sepolto nella cripta della chiesa di Santa Maria delle Grazie, dove ha riposato fino a oggi. Osservando i lavori per la realizzazione della tomba, un giorno ebbe a dire a un confratello: «Io là sotto non ci voglio andare». Avrebbe preferito il cimitero del paese. Invece ce lo hanno messo, com’era naturale per un uomo divenuto punto di riferimento spirituale per milioni di persone nel mondo, come dimostra l’incessante afflusso di pellegrini e le centinaia di migliaia di lettere con richieste di grazia che arrivano al convento di San Giovanni Rotondo e quotidianamente sono state deposte sulla sua tomba.
Più articolate sono le previsioni della mistica Luigina Sinapi, figlia spirituale di Padre Pio, che incontrò negli anni Venti. Della Sinapi, scomparsa trent’anni fa, è stata da poco introdotta la causa di beatificazione. La donna ha raccontato di una visione avuta l’11 ottobre 1968, pochi giorni dopo la morte del santo del Gargano. La Madonna le disse che Padre Pio aveva chiesto e ottenuto da lei la sparizione delle stimmate prima della morte, ma che i segni erano scomparsi solo esternamente, perché il foro sarebbe rimasto all’interno dei palmi delle mani e dei piedi. Disse pure che anche il cuore di Padre Pio era stato trafitto e che questo si sarebbe riscontrato al momento dell’esumazione.
Bisognerà attendere il lavoro dei periti sul corpo del frate per sapere se quelle profezie si sono rivelate, anche se di per sé la ricognizione non prevede un esame autoptico su ciò che rimane degli organi, a meno che il medico legale incaricato della ricognizione non lo ritenga utile ai fini di una migliore conservazione delle spoglie. Da sabato prossimo, 8 marzo, la cripta riaprirà i battenti. I fedeli potranno sfilare accanto alla porta della stanza dove ora è stato deposto il corpo per essere preparato in vista dell’esposizione, che inizierà il 24 aprile con una celebrazione presieduta dal cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle cause dei santi.

Pur non essendo obbligatorio prenotarsi è stato istituito un numero telefonico (0882-417500) per garantire a chi chiamerà la certezza del giorno e dell’ora di accesso alla cripta. Le prenotazioni volano già verso quota cinquantamila.

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