«I profughi? Non solo a Milano e non per sempre»

Milano e la Lombardia si preparano ad accogliere i profughi. Non si sa ancora se saranno decine o centinaia ma è necessario stendere al più presto un piano per individuare i posti letto disponibili e le strutture da mettere a disposizione. A breve sarà convocato un vertice in prefettura a cui prenderanno parte le istituzioni e le associazioni di volontari. E intanto montano le polemiche «Eventualmente - spiega il governatore lombardo Roberto Formigoni in attesa dell’incontro di oggi con il governo - siamo pronti a fare uno sforzo per un periodo di tempo limitato perché gli immigrati non vengano solo in Italia ma anche in Europa». La linea dettata dal governatore sembra piuttosto chiara: non si negheranno gli aiuti ma sarebbe meglio fare in modo che non arrivino solo qui le orde di immigrati. Ad esempio portando gli aiuti e i volontari là, in Nord Africa. «Dobbiamo offrire speranze di sviluppo alla popolazioni nei loro paesi» sostiene Formigoni. La Lega non ci sta: «Basta - incalza -, a Milano abbiamo speso già fin troppo: l’anno scorso abbiamo speso 8 milioni per accogliere 1.200 immigrati».
«È necessario che si mobilitino tutti, Comuni e regioni» sostiene invece, un po’ fuori dal coro, l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano Mariolina Moioli. «La nostra città - commenta - è sempre stata in prima linea nella solidarietà e farà sempre la sua parte». Non la pensa allo stesso modo il vicesindaco Riccardo De Corato che, al contrario, sostiene che Milano abbia già dato. «Ora tocca agli altri - ribadisce - Qui per i profughi non c’è più posto». D’accordo con lui anche il sindaco Letizia Moratti: «Credo che anche Milano abbia bisogno di solidarietà, così come l’Italia ha bisogno di solidarietà dall’Europa. Non è giusto lasciare che sull’Italia si concentri l’emergenza dei profughi».
In effetti, da una prima ricognizione non ufficiale, i posti letto disponibili in città non sembrerebbero tantissimi: la Caritas per il momento può offrire una trentina di posti, non di più, tra le strutture di via Fulvio Testi, via Giorgi e via Novara. La prefettura avrebbe individuato la struttura di via Saponaro al Gratosoglio («dove però - fa notare De Corato - vanno già centinaia di persone al giorno a mangiare») e la caserma dei bersaglieri in zona Niguarda. Con tutta probabilità sarà seguita la linea indicata dal responsabile della Caritas Roberto Davanzo. E cioè i profughi non saranno ospitati nelle strutture adibite all’emergenza freddo e non saranno messi a fianco di homeless, tossicodipendenti e persone con altri disagi sociali. «L’ideale - spiega Davanzo - sarebbe riconoscere i profughi come rifugiati. Così sarebbe molto più semplice gestire l’accoglienza».
In attesa di sapere i numeri di quanti libici arriveranno qui, i volontari milanesi e lombardi delle sezioni della Croce Rossa sono partiti per Catania e lavoreranno al villaggio Mineo, aperto nei giorni scorsi per far fronte all’emergenza.

È pronto a partire anche un nutrito contingente della sezione provinciale di Milano della Cri: i volontari andranno sia al villaggio catanese sia nei campi di accoglienza montati nel Sud della tunisia per assistere i profughi che scappano dalla guerra.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica