Lorologio segna le nove. Escono dal civico 7 dove hanno passato la notte. Sono i rom sgomberati da San Dionigi e che don Virginio Colmegna non può più ospitare. Sono quelli che lex direttore della Caritas ambrosiana porta in giro per la città a bordo di un bus: tour di protesta, così tutti - sostiene il don - capiranno che serve una soluzione. E per farne un problema di tutta Milano, di tutti i quartieri, don Colmegna, ogni notte cambia parrocchia.
Parrocchie amiche, naturalmente. Quali? «Meglio evitare, lesperienza ci insegna che se solo dicessimo domani sera dormiranno lì troveremmo un picchetto di cittadini ad accoglierli con fiaccole e cartelli». Ma, sorpresa, il tour degli illegali che, notte dopo notte, dovrebbe toccare una parrocchia diversa ha una sola destinazione: via Palestrina. Sì, la parrocchia del Santissimo Redentore dove i cinquantuno sgomberati da San Dionigi vengono portati ogni sera. Come dire: di parrocchie disponibili a dare un tetto ai rom non ce ne sono. Testimonianza diretta dal «bar Gatto» dove, sia lunedì che martedì, hanno assistito allo sbarco dei disperati e delle loro masserizie.
«Grottesco tour organizzato da un uomo di fede che, tra laltro, strumentalizza lemergenza. È lui stesso ad ammetterlo implicitamente quando racconta alla stampa amica che i rom di Capo Rizzuto vivono già in appartamenti da un pezzo, pagando regolare affitto. Be, quei rom sono stati ospitati dalla Provincia di Milano in alcuni alloggi in via Varanini perché don Colmegna chiese aiuto al presidente della Provincia e, oplà, Filippo Penati con una-telefonata-una coinvolse un immobiliarista sestese, Pietro Di Caterina, che offrì un tetto» commenta Barbara Calzavara. Soluzione «che don Colmegna starebbe replicando sempre certo dellospitalità del generoso immobiliarista» confida il vicepresidente del consiglio di zona 2. Anticipazione del futuro mentre il consigliere provinciale Giovanni De Nicola (An) chiosa che per «don Colmegna i poveri si dividono in quelli di serie A, che portano a spasso per le strade di Milano, e quelli di serie B, i milanesi che non meritano né un gesto né una parola».
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