Il cappello dell'asino, gli studenti del Marsano, ora lo danno ai giornalisti. I bulli non sono loro, e ragazze marchiate a fuoco per gelosia (come abbiamo già stato scritto ieri sulle pagine del Giornale) nella loro scuola non ce ne sono mai state. La storia della «vendetta sulla più bella» si è rivelata un'autentica bufala: la giovane si era inventata tutto e giovedì lo ha rivelato tra le lacrime negli uffici della squadra Mobile di Genova.
Ora però i ragazzi dell'istituto agrario di Sant'Ilario non ci stanno e ieri hanno convocato un'assemblea pubblica per parlare della vicenda accaduta e soprattutto per discutere della devastante eco mediatica che li ha inevitabilmente travolti. «Ci sentiamo feriti nell'orgoglio» è il lead del comunicato che Martino Campi, rappresentante degli studenti dell'istituto, legge a studenti, professori, giornalisti e ad Angela Burlando, delegata alla Sicurezza urbana per il Comune di Genova. Loro infatti non hanno digerito articoli, espressioni e toni sensazionalistici «di una certa stampa» che ha scritto «cose false senza verificarle fino in fondo». Sono arrabbiati, scottati, amareggiati per essere stati ingiustamente protagonisti di un mondo che fino a oggi non avevano mai conosciuto in prima persona e che «non ha valorizzato la nostra moralità». Con garbo, però, hanno proiettato alcuni frammenti di articoli da loro non giudicati corretti (ma non sono state citate espressioni utilizzate dal Giornale) e hanno chiesto spiegazioni. «Siamo stati sbattuti in prima pagina con la stessa violenza di cui siamo stati accusati» aggiungono. Citano frasi del tipo «boss in gonnella» «mafiosetti in erba» «branco dal piano diabolico». E si indignano. Hanno occhi sinceri, facce pulite, a parole sono preparati e cortesi. Sfatano nei fatti quel pregiudizio che ritrae gli studenti di scuole professionali sempre e solo di serie B.
«Perché ora c'è la ricerca di sensazionalismo su fenomeni che riguardano la scuola? Perché non si parla di tutte le iniziative positive che facciamo con regolarità?» si domandano sorpresi. I danni subiti dall'istituto, aggiunge Caterina Gallamini, portavoce degli insegnanti, in questo periodo di iscrizioni sono stati notevoli. Il preside Giobatta Figari lascia la parola agli studenti, ma spiega di «star valutando l'ipotesi di querelare alcuni organi di stampa se non ci saranno adeguate smentite».
Ora però rimane «un problema ancora più gravoso», spiega il professor Gnecco, insegnante della quattordicenne protagonista della vicenda. «Dobbiamo saper creare intorno alla giovane un ambiente idoneo al suo reinserimento». E questo è anche l'impegno dei ragazzi, che si definiscono pronti ad accettare e a favorire il ritorno a scuola della ragazza che ha accusato ingiustamente alcuni (o meglio alcune) di loro.
Di disagio infatti, pur sempre si tratta. Intorno alla giovane è emerso un quadro di malessere psicologico e sociale nel quale vivrebbe da tempo. Segnali di questo tipo, in alcuni casi anche piuttosto evidenti, erano già stati riscontrati anche da alcuni professori durante questi suoi primi mesi di scuola media secondaria.
Intanto Angela Burlando anticipa che il 28 febbraio verrà reso pubblico uno studio sul disagio giovanile, al momento al vaglio degli psicologi, frutto di tre anni di osservazioni all'interno delle scuole.
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