I Re Magi tra storia e leggenda

L’Iran divenne un paese islamico solo nel 641, quando gli arabi deposero l'ultimo re della dinastia sasanide, Yazdegerd III. Prima di quella data il culto più diffuso tra la popolazione persiana era il Mazdeismo, detto anche Zoroastrismo. Predicata attorno al 1000 a.C. dal profeta Zoroastro o Zarathustra, nella denominazione prescelta da Nietzsche, questa religione sosteneva l'esistenza di un dio unico, Ahura Mazda, che aveva creato il mondo e lo presidiava grazie a una sua emanazione, Spenta Mainyu o, come recita la traduzione letterale dalla lingua avestica, «Spirito Santo». Nella lotta contro il male di cui era impregnato il creato, Mazda poteva contare anche su una vasta schiera di angeli, tra i quali spiccava per importanza e luminosità Mithra. Il libro sacro dello Zoroastrismo, l'Avesta, sosteneva che la lotta contro le potenze demoniache si sarebbe conclusa con l'arrivo di un Saoshyant (letteralmente «Salvatore»), un uomo generato da una vergine della discendenza di Zoroastro, che sarebbe stato in grado di sconfiggere la morte e di donare all'umanità la vita eterna. Tra i sacerdoti del Mazdesmo c'erano dei «Mágoi» - di cui parlano sia Erodoto che Strabone, lo storico e il geografo per antonomasia dell'antichità - che si dedicavano all'osservazione delle stelle con lo scopo di vaticinare l'arrivo del Saoshyant. «Mágoi» è anche il termine con cui, nel II capitolo del Vangelo di Matteo, sono apostrofati coloro che «giunsero a Gerusalemme dall'oriente» domandando: «Dov'è il neonato re dei Giudei? Poiché abbiamo visto la sua stella in oriente e siamo venuti ad adorarlo». Di quegli uomini i vangeli sinottici non riferiscono molto altro: per avere ulteriori notizie su di loro dobbiamo fare riferimento a testi cosiddetti «apocrifi» e impregnati di saggezza orientale come il Vangelo Armeno dell'Infanzia, il Vangelo Arabo dell'Infanzia e soprattutto il Libro della Caverna dei Tesori. E' da questi scritti che apprendiamo alcuni dati - per esempio quanti erano, quali erano i loro nomi, l'entità dei doni e la loro condizione regale - che sono entrati a far parte della tradizione.
I Magi dei vangeli erano dei Mágoi zoroastriani? Molti studiosi sostengono di sì, ma è impossibile avere certezze in proposito. Di sicuro c'è che i punti di contatto tra le credenze del Mazdeismo e certi assunti teologici dell'Ebraismo e del Cristianesimo sono impressionanti. E chiaro inoltre che lo stesso Matteo insiste sulla provenienza «da oriente» dei Magi - lo scrive per ben due volte nello stesso versetto - collocando in quella dimensione geografica e religiosa l'origine e il senso della loro vicenda.
Sappiamo d'altra parte che la festa stessa del Natale ha qualcosa a che fare con il culto di Mithra, una divinità della luce di derivazione zoroastriana, particolarmente sentito nella Roma imperiale. Sulla commemorazione mithraitica del Dies Natalis Sol Invictus, attorno alla metà del IV secolo, si innestò infatti la festività natalizia, proprio come sull'Epifania celebrata sfarzosamente dal Cristianesimo orientale si è inserita l'odierna ricorrenza cattolica.
All'insegna dell'Oriente è anche il rapporto tra i Magi e Milano.

Secondo la leggenda a portare le reliquie dei tre Re nel capoluogo ambrosiano sarebbe stato, attorno al V secolo, il vescovo Eustorgio, un greco di origine asiatica che, prima di essere scelto dai Milanesi come il loro pastore, aveva governato la città su mandato bizantino. Le reliquie vennero collocate nella chiesa fatta costruire appositamente da Eustorgio - e in seguito, una volta proclamato santo, a lui dedicata - ma per molto tempo vennero quasi dimenticate.

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