Da ogni parte si alzano lamenti sullo stato di abbandono del nostro patrimonio culturale, sui tagli ai finanziamenti per il teatro, per il cinema, per lo spettacolo. Il ministro Bondi ha promesso e ha in ogni modo fatto pressione sul ministro Tremonti per ottenere i fondi necessari per risarcire il Fus. È stato imputato, maltrattato, umiliato, oggetto di una sfiducia senza precedenti, non solo politica ma perfino umana. Una quantità di pseudointellettuali, interpellati dal Giornale dell’arte, hanno espresso il loro giudizio negativo come una condanna a morte. E ora infatti il Parlamento si appresta a discutere e a votare due sfiduce: una promossa dal Pd e dall’Idv; l’altra condizionata dai partiti del Terzo Polo, Udc, Fli e Api. In questo neonato gruppo ci sono tre parlamentari che hanno avuto, in altri governi, il ruolo di ministri: Buttiglione, Rutelli e Granata (che fu assessore nella giunta Cuffaro nella Regione Sicilia, il cui statuto autonomo prevede che l’assessore alla Cultura abbia dignità e funzione di ministro).
Conoscendo bene i poteri e i limiti della funzione ministeriale e le difficoltà di governo in tempi di riduzione dei fondi e nel difficile rapporto con i ministri dell’Economia, io mi rivolgo a coloro che hanno condizionato la loro fiducia a una serie di correttivi richiesti al ministro Bondi, fra i quali la reintegrazione del Fus. Dunque si tratta di limitare i tagli del bilancio per i Beni culturali e, preso atto della difficile situazione economica, vedere come diversamente distribuirli.
Allora, in qualità di ministro ombra, propongo, anche in questi difficili momenti, al ministro Bondi e al presidente del Consiglio e chiedo di avere l’approvazione e la condivisione di Buttiglione, Rutelli e Granata in relazione alla loro mozione «condizionata» di sfiducia di destinare ai Beni culturali, alle sovrintendenze e alla reintegrazione del Fus 262 milioni di euro che sono a disposizione per quanto è consentito conoscere dal bilancio dello Stato se si pensa che il ministero della Giustizia non sembra porre limiti, indipendentemente dalle ristrettezze finanziarie, ai fondi spesi per le intercettazioni. Risultano essere 272 milioni. Mi pare opportuno garantire alle procure circa 10 milioni per questa pratica che sembra non conoscere regole e limiti.
Gli incredibili casi di Potenza con le inutili intercettazioni sulle utenze telefoniche di Vittorio Emanuele di Savoia (circa 3 milioni di euro buttati) e quelle indecenti attuali sui sussurri, pettegolezzi e aspirazioni di ragazze attratte dalla personalità non politica ma di padrone delle televisioni, di uomo ricco, com’è di tutta evidenza, di Berlusconi, e, parimenti, quelle relative alle insignificanti conversazioni fra Riccardo Fusi e Daniela Santanchè, apparse ieri, per puro sfregio, sul Corriere, non hanno alcuna necessità né priorità rispetto ai monumenti italiani per cui non si trovano poche decine di migliaia di euro per restauri e manutenzione.
Un sostituto procuratore può disporre intercettazioni per milioni di euro senza apparentemente avere limiti o materie per le quali sia sufficiente una mera indagine di polizia senza intervenire nella sfera delle indiscrezioni che possono essere fondamentali nelle indagini su mafia e terrorismo.
Ma io chiedo a Buttiglione, a Rutelli, a Granata se non sia più importante spendere i danari dello Stato per restauri, iniziative culturali, spettacoli teatrali, concerti. Se il direttore Barenboim ha richiamato l’articolo 9 della Costituzione davanti al presidente della Repubblica nel giorno dell’inaugurazione della Scala, è giusto rispondergli che per ascoltare le conversazioni di Nicole, di Maristhell e di Ruby si sono spesi più soldi che per allestire cinque opere liriche. Rivolga Barenboim il suo appello, dunque, a Bruti Liberati e ai sostituti della procura di Milano e non al presidente della Repubblica.
Se poi i colleghi Buttiglione, Rutelli e Granata vorranno spostare il loro sguardo severo da Bondi a Tremonti potrei suggerire loro di invocare con me altri tagli, limitando finanziamenti inutili, dannosi e devastanti, come gli incentivi garantiti dal governo per l’energia pulita che, in forma di pale eoliche e pannelli fotovoltaici, rappresenta uno stupro per il nostro paesaggio infinitamente più grave di qualunque atto sessuale (consenziente) incredibilmente messo sotto accusa dai magistrati sulla base di dispendiose intercettazioni. Dunque è possibile trovare i danari per la cultura. Basta tagliare le spese inutili.
Nelle loro dichiarazioni di voto gli amici Buttiglione, Rutelli e Granata potranno trovare i toni giusti per invocare insieme a me che il presidente del Consiglio ottenga dal ministro dell’Economia i tagli che io ho indicato. L’Italia e i suoi monumenti ne trarranno indiscutibile vantaggio e nessuno sentirà la mancanza dei sospiri di ragazze desiderose di successo che aspettano l’agognato aiuto dal proprietario di Mediaset attraverso l’attività propiziatoria di un impresario televisivo. Non vedo materia di interesse penale.
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