da Roma
Dopo 14 giorni trascorsi sottacqua, a dieci metri di profondità nella «casa in fondo al mare» a Ponza, i sei acquanauti del progetto Abissi sono riemersi alle 13.45 di ieri mattina. Stanno bene, ad eccezione per il fatto che tutti, chi più chi meno, soffrono di «mal di terra». Adesso si tratta di analizzare i dati raccolti sui sei volontari (tre uomini e tre donne), ha detto il coordinatore scientifico dei 12 esperimenti del progetto, Luca Revelli, istruttore subacqueo e docente di Fisiopatologia chirurgica della facoltà di medicina dellUniversità Cattolica di Roma.
Il progetto ha coinvolto anche luniversità di Roma La Sapienza, lIstituto di medicina del soccorso, la Società di medicina e il Centro iperbarico romano (Cir).
Sono 150 i ricercatori che adesso dovranno studiare tutti i dati raccolti nelle 336 ore di durata dellimmersione dallholter miniaturizzato, delle dimensioni di un telefono cellulare, usato dai volontari durante limmersione per misurare il battito cardiaco. Saranno analizzati anche i calchi del viso, che permetteranno di misurare lidratazione della pelle.
Una particolare attenzione sarà dedicata ai livelli dellormone dello stress, il cortisolo, presente in saliva, urine e sangue. In programma anche visite oculistiche per studiare eventuali cambiamenti nella capacità di accomodazione e messa a fuoco degli occhi.
Stefania, Debora, Isabella, Claudio, Alessandro e Luca avevano cominciato alle 13,44 dell8 settembre, nella zona antistante il pontile di Cala Feola, la più lunga immersione mai organizzata. Accanto a ciascuno di loro si è immerso anche un assistente, che li ha seguiti per lintero periodo.
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