da Milano
Il ciclo di irrigidimento dei tassi Usa è prossimo alla fine, mentre la Bce potrebbe stringere le redini al 3% già prima dellestate. È sulla spinta di queste considerazioni che l'euro ha consolidato ieri il progresso iniziato martedì, toccando nel pomeriggio diversi massimi: dal 25 gennaio scorso sul dollaro (1,2306), dal 18 gennaio 2005 sulla sterlina (0,7022) e il top assoluto rispetto allo yen (144,57). A far da propellente alla moneta unica, oltre alle vivaci ricoperture di ordine tecnico, anche le notizie secondo cui diverse banche centrali dell'area mediorientale avrebbero programmato una rimodulazione dei pesi delle riserve in divisa a favore della divisa unica europea e a scapito del dollaro.
Non di meno, azzardano alcuni operatori, ha avuto gioco anche un certo flusso speculativo generato dall'attesa per la riunione di politica monetaria che terrà oggi Bce. Gli analisti da questo appuntamento non si aspettano novità sul fronte tassi destinati a restare fermi al 2,5% ma, aggiungono, alla luce degli ultimi dati macro sono cresciute le attese di un'accelerazione del ritmo rialzista della politica monetaria nell'eurozona.
Tuttavia, i mercati sanno anche molto bene che storicamente l'istituto non ha mai operato due strette monetarie consecutive. L'unico motivo potrebbe essere, dunque, solo questo, visto che l'inflazione europea rimane oltre la soglia di riferimento del 2%, e che l'ultima carrellata di dati economici - soprattutto nel caso Germania - sembrerebbe segnalare una ripresa della congiuntura. La Bce sarebbe così comunque orientata ad aumentare i tassi nei prossimi mesi.
Le cose sarebbero diverse per la Fed, soprattutto alla luce delle dichiarazioni di Thomas Hoenig, presidente della Federal reserve di Kansas City. «Siamo molto vicini a dove abbiamo bisogno di essere», ha detto infatti Hoenig, riferendosi ai tassi di interesse americani. Un altro discorso che ha invitato i trader a scommettere sulla debolezza del dollaro, a tutto vantaggio dell'euro, è stato quello di Jeffrey Lacker, presidente della Fed di Richmond, che martedì ha detto che il livello in cui versa l'inflazione non sta rappresentando un problema per l'economia.
Da segnalare che l'adozione di una politica monetaria restrittiva funge di norma da elemento di traino nei confronti delle valute; questo, perchè un rialzo dei tassi implica un diametrale aumento degli asset denominati nella moneta di riferimento.
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