I tassisti furibondi bloccano la città

Dall’aeroporto a piazza Venezia, dalla stazione Termini all’autostrada Roma-Fiumicino. Per tutta la città ieri si è diffusa la rabbia dei tassisti contro il decreto Bersani sulla liberalizzazione delle licenza. Ieri prendere un taxi è stata davvero un’impresa quasi impossibile per chi ne aveva bisogno. La situazione più difficile naturalmente si è verificata davanti all’aeroporto Leonardo da Vinci, dove dalle 9 alle 11 per una serie di assemblee informative dei lavoratori il servizio è stato bloccato. Ma anche dopo la fine delle assemblee, la gran parte dei conducenti ha scelto di non riprendere il servizio e di continuare la protesta: «Bersani amico delle coop, nemico dei tassisti», «Grazie a Prodi e a Bersani sui taxi ci andranno con gli africani», alcuni dei cartelli esposti dai lavoratori, che definiscono «assurdo liberalizzare le licenze in un settore che già non permette un guadagno adeguato». Ma molti altri sono stati i focolai di protesta in tutta la città. Per due volte, la mattina e il pomeriggio, un corteo di centinaia di taxi ha lasciato l’aeroporto imboccando la Roma-Fiumicino a velocità ridottissima, creando non pochi problemi alla circolazione. Anche alla stazione Termini i tassisti hanno spento i motori delle auto bianche, rifiutandosi di caricare i clienti (salvo disabili, ammalati e donne con bambini) e discutendo del decreto Bersani.

Un corteo di un centinaio di auto ha poi nel pomeriggio attraversato via Nazionale con le quattro frecce e clacson spiegati. proteste anche in piazza Venezia, dove ieri mattina c’è stato un «carosello» di taxi e dove in serata è stato istituito un presidio permanente che, garantiscono i tassisti, andrà avanti almeno per cinque giorni.

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