I tumori al colon possono essere combattuti Cure più efficaci con i farmaci biotecnologici

Nei Paesi occidentali il cancro al colon è la terza neoplasia maligna per frequenza e mortalità. In Italia ogni anno per questo tipo di tumore si registrano circa 40mila nuove diagnosi e 15mila decessi (è la seconda causa di morte per cancro dopo quello al polmone). Un vero e proprio killer, aggressivo e silente nella maggior parte dei casi. Secondo una recente indagine condotta dall’Istituto Lexis Ricerche di Milano, sostenuta dall’industria biotecnologica Amgen Dompé, su un campione di 600 italiani, a fronte di una più diffusa consapevolezza della pericolosità del tumore al colon e di quanto sia essenziale la prevenzione (il 57 per cento degli italiani si considera attento anche se non così scrupoloso nelle azioni di prevenzione, il 23,3 per cento molto attento e il 20 per cento resta un po’ superficiale nel prevenire), l’effettiva aggressività della malattia è tuttavia ancora sottostimata soprattutto sugli over 50, la fascia più a rischio. In sostanza le persone sarebbero più sensibilizzate sui rischi connessi al tumore al colon, ma nella pratica mancherebbero di comportamenti preventivi continuativi e precisi. «Alimentazione corretta ed esercizio fisico sono fondamentali deterrenti all’insorgere di questa aggressiva neoplasia», sottolinea il professor Roberto Labianca, direttore del dipartimento di oncologia ed ematologia, ospedali Riuniti di Bergamo. «Occorre che gli sforzi delle amministrazioni locali, volti al vaglio e all’analisi della popolazione a rischio, siano seguite dal maggior numero possibile di persone. Se diagnosticato e trattato chirurgicamente e farmacologicamente nelle sue prime fasi, il tumore del colon retto permette di raggiungere percentuali di guarigione insperate per altre malattie neoplastiche». Prevenzione dunque per combattere questo big killer. E nuove terapie. La ricerca farmacologia in questo ambito negli ultimi anni ha compiuto straordinari progressi. «Il trattamento farmacologico per il tumore del grosso intestino soprattutto nella forma metastatica, si è arricchito di farmaci biotecnologici che hanno permesso di aumentare la sopravvivenza complessiva e soprattutto la sopravvivenza senza progressione della malattia», spiega il professor Salvatore Siena, direttore della divisione di oncologia Falck dell’Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano.

Secondo un recente studio i pazienti con un tumore al grosso intestino trattati chirurgicamente con metastasectomia e con farmaci di nuova generazione come il panitumumab registrano anche una sopravvivenza media superiore ai 36 mesi e nel 20 per cento dei casi fino a 5 anni.

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