Francesca Angeli
da Roma
La volontà popolare sarà rispettata e alla maggioranza parlamentare corrisponderà quella stabilita dai cittadini con i loro voti. «Non si può parlare di legge truffa», dice Silvio Berlusconi, escludendo categoricamente «che non vengano conteggiati i voti dei partiti sotto al 4 per cento». I voti di quelle forze che non supereranno tale percentuale dunque finiranno comunque nel calcolo del premio di maggioranza.
Il capo del governo ha appena concluso un consiglio dei ministri ricco di decisioni importanti e di impatto immediato. Varati fra laltro la sanatoria salvapunti per le patenti e il decreto per contenere i rischi di una pandemia di influenza aviaria.
Ma la febbre che agita la Casa delle libertà e lUnione non ha nulla a che vedere con quella dei polli. Il tema al calor bianco è la riforma della legge elettorale in senso proporzionale. Loscuro oggetto del desiderio del partito di Pierferdinando Casini e Marco Follini. Berlusconi dunque mette subito i puntini sulle i, anche per smontare le accuse lanciate nei giorni scorsi dallUnione e da Romano Prodi in particolare, che aveva parlato di colpo di mano e di imbroglio ai danni degli elettori, annunciando lostruzionismo ad oltranza.
La riforma della legge elettorale così come viene proposta dalla Cdl, osserva Berlusconi, «non si può certo definire come una legge truffa». Semmai, aggiunge, «è lattuale sistema che non è rappresentativo della volontà dei cittadini». Ed il premier ricorda che «nel 96 con lattuale legge il Polo delle libertà ebbe 350.000 voti in più nel proporzionale e la vittoria in termini di seggi andò dallaltra parte». Insomma è la legge attualmente in vigore a non rappresentare «proporzionalmente e completamente la volontà popolare visto che si tratta di un sistema a maggioranza maggioritario. Della legge proporzionale si può dire tutto- osserva il capo del governo- ma non che non rappresenti la volontà popolare».
Sul nodo dello sbarramento al 4 per cento Berlusconi ha sgomberato il campo da qualsiasi possibile equivoco. «Ci sono delle situazioni che io quando ho conosciuto non ho condiviso. Non le avevo viste perché cera la scadenza in commissione - spiega il premier -. Si può escludere ad esempio, che non vengano conteggiati i voti dei partiti che non arrivassero alla soglia di sbarramento del 4 per cento. Questa cosa non è conforme con una legge proporzionale». La posizione del premier dunque è chiara ed è quella ribadita anche ai suoi alleati ieri durante il vertice della Cdl con Marco Follini, Gianfranco Fini e Roberto Calderoli. Berlusconi «gode» fra i due litiganti Follini e Fini. Ha dato la sua disponibilità e ora sono Udc ed Alleanza nazionale a dover misurare le reciproche distanze.
Il premier ribadisce pure di voler cercare «la maggior condivisione possibile» ovvero di non volere approvare un riforma proporzionale a ridosso delle elezioni a colpi di maggioranza. Il compito di mediare con lopposizione sarebbe affidato ancora una volta a Gianni Letta.
Ma dallUnione e da Prodi è già arrivato lennesimo niet: nessun confronto è possibile. Un rifiuto, quello del centrosinistra, che mette in difficoltà soprattutto lUdc di Casini che ha scommesso la faccia sul proporzionale e ora rischia di perdercela. Oltretutto lostruzionismo della sinistra mette una pesante ipoteca anche sullapprovazione della devoluzione. Un pericolo che la Lega non vuole davvero correre. Piuttosto si butta a mare lidea del proporzionale.Dunque lobbiettivo della Cdl al momento è arrivare ad una proposta comune. Intanto Berlusconi ieri ha incontrato anche il ministro della Giustizia, Roberto Castelli e quello dellInterno, Giuseppe Pisanu. Consultazioni per studiare le eventuali mosse in vista dei possibili cambiamenti.
Una cosa è certa la discussione sulla leadership, in primo piano nel centrodestra per tutta lestate è oramai in dissolvenza.
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