Sport

Da Ibra a Kakà: Germania, arrivano i grandi

Il ct del Brasile presenta il quadrato magico: «Ronaldinho, Kakà, Adriano e Ronaldo». Le paure dei tedeschi: «Non siamo all’altezza»

Riccardo Signori

Ventiquattro giocatori sui trenta scelti per il Fifa World Player, assegnato da capitani e ct delle nazionali, dunque gente che se ne intende, saranno ai mondiali in Germania. Arrivano i nostri. E arrivano i mostri: dal golden boy argentino, ovvero Lionel Messi (uno dei pochi non in lista) fino a Michael Essien il re del Ghana, Brasile d’Africa, acquistato dal Chelsea per 38 milioni di euro. Tra giugno e luglio ci sarà un mese per onorare record di valutazione e pedigree. Nella lista Fifa c’è tutta la crema del calcio, fra cui tre italiani: Nesta e Buffon, più Maldini che ai mondiali sarà un illustre e rimpianto assente. I brasiliani come sempre in forze: sette di loro (Kakà, Ronaldo, Ronaldihno, Robinho, Adriano, Roberto Carlos, Cafu) ovvero più di mezza squadra, pronti soprattutto per vincere il mondiale. Carlos Alberto Parreira ha già deciso quale sarà il suo quadrato magico: Kakà, Ronaldinho, Adriano, Ronaldo. Per il momento va in panchina Robinho. Parola di ct: «In Germania partiremo con questo attacco, non vedo alcun motivo di cambiare schema di gioco. Magari cambieremo qualcosa nel corso della competizione». E Adriano ha festeggiato tornando al gol nel 3-0 che la Seleçao ha inflitto ieri sera al Venezuela. Sarà l’aria di casa, visto che quella di Milano non gli sta facendo bene.
Per il vero, Adriano aveva giocato male contro la Bolivia a La Paz e Parreira sembra ci prenda gusto a succhiargli tutte le energie, avendo avuto ben diverso riguardo per le altre stelle. L’Inter non ha gradito. Ma, di contro, la società nerazzurra avrà benedetto il gol con cui Recoba ha resuscitato la sua fama di puntero e tenuto in piedi l’ultima speranza dell’Uruguay per andare al mondiale. Battuta l’Argentina 1-0 («È stato il gol più importante della mia carriera, se andremo al mondiale. Sennò non sarà servito a nulla», ha raccontato il Chino), la parola va allo spareggio con l’Australia. Occasione unica per la Celeste, che altrimenti finira come Cile e Colombia, vecchie glorie dei mondiali che furono.
A metà ottobre il campionato del mondo ha preso definitivamente forma. Ora restano solo i dettagli che, in quanto a nobiltà calcistica, non sono proprio dettagli. Per esempio Spagna e Repubblica Ceca sono costrette agli spareggi. Ed oggi (sorteggio a Zurigo) sapranno a quale sorte andranno incontro. Gli spagnoli hanno dimostrato che certe dimenticanze non sono solo italiane e, ieri, sono stati costretti a rivedere in tutta fretta il calendario della Liga per trovare spazio alle due partite che decideranno il destino. Tutto il mondo è paese. Basta dare un’occhiata in casa tedesca per capire. La Germania, guidata da Jurgen Klinsmann e senza problemi di qualificazione, è nella bufera: gioca male, rischia troppo in difesa e colleziona brutte figure. Cina e Turchia hanno messo la panzerdivision nell’angolo e i giornali si sono scatenati. Scrive la Bild Zeitung: «Se giocheranno come contro la Cina, non ci sarà nulla da fare contro Brasile, Argentina o Olanda». Facile previsione. C’è chi sta peggio. Per ora. La Grecia, campione d’Europa, è tornata Cenerentola: fuori dal mondiale, tanti saluti a Zagorakis e Karagounis. Molto peggio per Tomasson e la Danimarca, per Samuel Eto’o, il re africano del Barcellona, che vedrà i mondiali in poltrona dopo il ko del Camerun.
Gli assi non sempre bastano, anche se la Svezia conferma che Ibrahimovic sarà l’uomo del suo destino, l’Ucraina finalmente potrà presentare Shevchenko al resto del mondo e la Francia potrebbe accendere un cero a San Zinedine. È bastato recuperare Zidane e voilà un gol e la qualificazione certa per risollevare l’animo di toute France. Lo ha detto pure l’auditel: battuto il record di audience 2005 e sospiro di sollievo per Tf1, l’emittente privata che ha speso 108 milioni di euro per trasmettere il mondiale. Senza la Francia sarebbe stato un bel bagno economico. Ed anche in questo tutto il mondo è paese: dietro ad ogni nazione ci sono sponsor e televisioni che tengono il fiato sospeso. Se fallisce la squadra, nessuno mai potrà recuperare quelle montagne di danaro buttate sulla roulette.

Pardon sul pallone.

Commenti