Ici, torna la stangata sulla casa. Ecco quanto costerà ai milanesi

Ogni famiglia pagherà in media 626 euro, fino al triplo per la seconda proprietà. Ma Assoedilizia: «Il rischio è la fuga degli investitori e la scomparsa degli affitti»

Un futuro fosco per il mercato immobiliare milanese quello che si prospetta con la stangata Ici. Al di là dell’effetto pesante che la super imposta avrà sui bilanci famigliari - si stimano 626 euro in media l’anno, con una forbice che va dai 213 ai 1038 euro (per prima casa), valore che triplica per la seconda - si profilano all’orizzonte due conseguenze: sul breve termine la fuga degli investimenti stranieri, sul lungo il rischio di estinzione del mercato della locazione.
Una premessa è necessaria: se l’Ici pre-Monti era calcolata sul 5 per mille, ora vale il 7,6 per mille del valore catastale, ovvero il 50% in più. Così per le casse di Palazzo Marino l’ultima Ici (solo seconde case) valeva 340 milioni di euro, ora frutterà un miliardo circa. I 340 milioni, cui si aggiungono 125 di gettito sulla prima casa, con la nuova aliquota salgono a 690 milioni, che, con l’aggiornamento delle rendite catastali al 60%, schizzano a quota un miliardo. Indubbiamente una boccata di ossigeno per le casse esanimi del Comune. Prematuro però fare i conti: ancora non è stata definita la percentuale di prelievo che finirà nelle tasche dello Stato, così se e quanto la giunta Pisapia intende ritoccare l’aliquota, a fronte di un margine di manovra del 2 per mille. «Ci auguriamo - l’auspicio di Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia, che ha chiesto un incontro all’amministrazione - che il Comune tenga l’aliquota il più bassa possibile». Obiettivo: fare pressing per evitare un ulteriore salasso. Più duro il vicepresidente del consiglio comunale Riccardo de Corato: «Ci aspettiamo dal duo Pisapia-Tabacci, noti per aver rastrellato nelle tasche dei milanesi ad oggi più di 82mila euro un po’ di equanimità verso i milanesi, tenendo l’aliquota il più bassa possibile. Noi ci batteremo per questo».
L’associazione dei proprietari di casa è molto critica anche sul metodi di conteggio degli aggiornamenti catastali: «Non fa altro che moltiplicare le disparità: si tratta di un coefficiente fisso da applicare alle rendite, che a Milano sono state aggiornate a macchia di leopardo». Le rendite, ovvero il valore dell’immobile assegnato dal catasto sull base di criteri definiti (è indicato sulla scheda catastale) sono stati aggiornati nel caso di ristrutturazioni, edifici di nuova costruzione, e aggiornamenti per microzone, partiti lo scorso anno. Ecco allora che la revisione degli estimi graverà in maniera molto diversa: chi ha appena aggiornato la rendita avrà un aumento molto più importante rispetto a chi «gode» di vecchi valori. «Il risultato è che nel caso di rendite appena riviste è che si paghi più del valore di mercato» commenta Colombo Clerici.
«Il rischio maggiore è che gli investitori stranieri e italiani scappino all’estero» continua il presidente di Assoedilizia.

Impossibile in questo caso calcolare il valore della perdita di capitali. Ancora più fosco il futuro del mercato della locazione, che rischia l’estinzione: «Chi riesce ricaricherà il costo dell’imposta sull’affitto, ma se potrà venderà l’appartamento che affitta perché non più conveniente».

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