(...) Quella grande esperienza, quel sogno repubblicano che molti vagheggiano, non fu altro che un successo economico talmente importante e clamoroso da poter autorizzare un fertile periodo d'indipendenza secondo, però, quella concezione goliardicamente romanesca del «Spagna o Francia purchè se magna»! Ironicamente, il mito fondatore del Mil, l'imbroglio simile all'ampolla di Bossi, trova le sue radici in un'epoca in cui la Liguria era grande poiché usuraia, asservita a potenze straniere, vilmente banchiera. Il grande ammiraglio D'Oria dovette scappare dalla battaglia di Lepanto, lasciando soli i Veneziani, per la troppa paura di perder le proprie navi; non ferì colpo.
Sarebbe questa l'identità ligure? La gloriosa nazione da liberare? Basta un divertente dialetto, un accento facilmente riconoscibile e la paura del «forestu» per vaneggiare d'indipendenza? Basta questo per dimenticare Mazzini? Il genovese, l'italiano ed europeo Mazzini? E perdonatemi, tutto questo orgoglio, questa identità, questa volontà indipendente, a cosa dovrebbe portare? Ad un ennesimo paradiso fiscale senza né arte né parte? Alcuni atteggiamenti, cari indipendentisti, sono divertenti, baloccate politiche per prendere forse qualche voto alle prossime elezioni amministrative, ma non mi sembra opportuno esagerare, sconfessando grossolanamente una realtà storico politica, addirittura dal punto di vista culturale, millantando una vetero identità regionale al pari d'un profondo sentimento nazionale. Senza polemica, di banchieri c'è né già troppi nel mondo, un po' come i comunisti, lasciateci almeno la certezza d'essere anche, per storia e tradizioni, orgogliosamente Italiani.*editorialista La Destra
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