Ilaria Occhini irresistibile Locarno applaude «Mar Nero»

Al Festival critiche positive alla pellicola di Federico Bondi. L’attrice (74 anni): «Recito nel ruolo di una donna sola»

da Locarno

Prendi un esordiente di qualche talento, una splendida attrice di prosa, una storia delicata e attuale e falli confluire nel Mar Nero, film a sfondo drammatico di Federico Bondi (nessuna parentela con l´omonimo ministro), con Ilaria Occhini, Dorotheea Petree, Maia Morgenstern e Corso Salani, per la soddisfazione finale di quanti, nei giorni precedenti, non erano riusciti a vedere un buon lavoro in concorso. All’apparenza, si tratta della vicenda routinaria d’una vedova, Gemma (la strepitosa Occhini, 74 anni di vitalità recitativa), che un figlio disamorato (Corso Salani, apprezzato in Muro di gomma di Marco Risi) affida a una badante romena (l’intensa Petre, quasi una Halle Berry di Romania), nell’intento di scaricare a terzi la vecchia brontolona. Che, parlando fiorentino alla ragazza, digiuna del nostro idioma, stabilisce con lei un rapporto di complicità e di sincero affetto, in barba a una nuora freddina e ai vicini di casa molesti. Scandito tra le rive dell’Arno, lungo le quali l’anziana vive e le sponde del Danubio (per la parte romena, il film si svolge a Surina, dove il grande fiume mitteleuropeo quasi sfocia nel Mar Nero), il racconto mescola romantiche riprese alla Olmi, quando si fa idilliacamente fluviale, a brani di cinema-verità, nella mera descrizione del rapporto tra le due donne, diverse per età e abitudini. «Ho voluto girare una storia d’amicizia tra due donne sole e l’incontro tra culture diverse, non necessariamente in contrapposizione», spiega il regista, poco più che trentenne. Federico Bondi ha dedicato Mar Nero ai suoi nonni, perché alla nonna, in particolare, si è ispirato: «Gemma è mia nonna e Angela è stata la sua badante. L’anima e i personaggi di questa storia li devo a loro» . Ancora bella, a 74 anni, Ilaria Occhini disegna con forza una figura autorevole di anziana, che non si arrende agli insulti del tempo. «Il mio personaggio? È una donna sola, piccoloborghese, che ha fatto molti sacrifici per crescere il figlio e per sostenere la sua famiglia. Certo, lavorare per il cinema è cosa altra dal palcoscenico, che mi resta nel cuore, soprattutto per quel contatto diretto con gli spettatori, ogni sera diverso», dice Ilaria Occhini, dalle illustri parentele: è nipote del filosofo Giovanni Papini e moglie dello scrittore Raffaele La Capria, ieri anche lui a Locarno. Diversi appaiono gli spunti di riflessione, in questa coproduzione italo-romena, quest’inverno sui nostri schermi, per il tramite di Rai Cinema: dal cambiamento delle nostre famiglie, ormai incapaci di assistere i propri membri più anziani, al modo migliore per affrontare le dolorose stazioni della senilità; dal legame tra comunità italiane e comunità romene alla scoperta che altre affettività sono possibili, oltre il nucleo familiare.

Corso Salani, quest’anno in giuria al Festival, si è dichiarato entusiasta di tale piccola produzione indipendente (Kairos Film), che ancora una volta dimostra come la rinascita del cinema italiano non sia un fuoco di paglia.

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