da Milano
Pareva finita. La saga del caso Imi-Sir sembrava essersi chiusa con la condanna di alcuni imputati e luscita di scena dei Rovelli, protagonisti di un lunghissimo contenzioso con lIstituto mobiliare italiano. Invece no: a sorpresa la Guardia di finanza ha arrestato Oscar Rovelli, uno dei figli del defunto re della chimica Nino Rovelli, e con lui ha ammanettato il commercialista Pierluigi Munari. Sono accusati di riciclaggio dalla Procura di Monza.
Al centro delle indagini il tesoro di 1.000 miliardi di lire, conquistato dai Rovelli nel 1994 dopo una lunghissima e controversa battaglia giudiziaria in sede civile. Parte di questi soldi, circa 250 milioni di euro, al netto delle tasse italiane e svizzere, sarebbero stati spostati recentemente e almeno 25 milioni stavano per essere collocati su conti di Paesi difficilmente raggiungibili dalle nostre autorità. Ecco quindi la contromossa della magistratura.
«I Rovelli pensavano di essere al riparo dai guai ma evidentemente si sono sbagliati», spiega lavvocato Gianmaria Chiaraviglio, uno dei legali dellImi. In effetti nel maggio scorso la Cassazione aveva chiuso il processo nato dai racconti del teste Omega Stefania Ariosto, ascoltata nellestate del 95 dal Pool Mani pulite. La Suprema corte si era convinta che quei 1.000 miliardi fossero stati attribuiti ai Rovelli e non allImi grazie alla corruzione del giudice Vittorio Metta e avevano condannato Metta e gli avvocati Attilio Pacifico, Cesare Previti e Giovanni Acampora, ma allo stesso tempo avevano assolto Primarosa Battistella, vedova di Rovelli; non solo: il figlio Felice se lera cavata con la prescrizione.
A questo punto i familiari del defunto imprenditore si erano forse fatti lidea di essere usciti una volta per tutte dalla lunghissima, logorante guerra con lImi.
Ma pochi giorni dopo, il 30 maggio, il San Paolo-Imi aveva presentato un esposto-denuncia alla Procura di Monza e i Pm della città lombarda si erano messi alla ricerca del tesoro. Il pm Walter Mapelli aveva avviato una rogatoria in Svizzera e il 4 dicembre era andato a Berna, sulle tracce del denaro. Poco dopo, liscrizione nel registro degli indagati di otto persone.
Ora il colpo di scena: la coppia finita agli arresti avrebbe cercato di mettere al sicuro, in forzieri più defilati, il denaro incassato dallImi. Soldi che sono il frutto della corruzione. «La Procura di Monza - prosegue Chiaraviglio - sta cercando di mettere le mani sui quattrini che sono frutto di un reato e noi su quei soldi avanziamo un diritto risarcitorio. Nei prossimi giorni - aggiunge lavvocato - partirà anche la causa civile nei confronti dei Rovelli, sono in corso le notifiche. Unaltra causa è stata avviata nel Liechtenstein per i 30 milioni di franchi svizzeri sequestrati ad Attilio Pacifico».
Insomma, tutti i grandi dibattimenti iniziati a Milano a metà degli anni Novanta assomigliano dopo quasi dodici anni a un immenso cantiere. Il caso Sme è in alto mare, dopo linattesa decisione della Cassazione che, invece di mettere la parola fine alla storia, ha dato ragione alle difese e ha mandato le carte a Perugia, condannando di fatto il procedimento alla morte certa per prescrizione. Il capitolo lodo Mondadori, pure giunto a un passo dalla fine, è stato pure riscritto dalla Suprema corte che ha annullato le assoluzioni degli imputati e ha ordinato un nuovo dibattimento dappello a Milano. Questo processo è in pieno svolgimento e laccusa ha svolto lunedì scorso la requisitoria chiedendo una raffica di condanne. Infine lImi-Sir. Qui le pene sono definitive: 6 anni per Metta, Pacifico e Previti, 3 anni e 8 mesi per Acampora. Dopo il verdetto, Previti è stato arrestato, ha trascorso qualche giorno a Rebibbia, poi ha ottenuto la detenzione domiciliare, ora ha fatto domanda per laffidamento in prova a una fondazione che si occupa dei bambini malformati.
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