da Milano
Si metterà al servizio degli ultimi: ragazzi disabili, emarginati, tossicodipendenti. Cesare Previti espierà lultima parte della sua pena, 1 anno e 7 mesi, al Ceis, il Centro Italiano di Solidarietà, di don Mario Picchi. Tutte le mattine, uscirà dalla sua abitazione romana e raggiungerà la struttura a Castel Gandolfo. Qui lavorerà come consulente legale: ascolterà in particolare le problematiche dei ragazzi e li accompagnerà sul piano tecnico nel percorso che dovrebbe portarli al reinserimento in famiglia e nella società.
Lo ha stabilito il Tribunale di sorveglianza di Roma che ha concesso al deputato di Forza Italia laffidamento in prova ai servizi sociali. Per il parlamentare, condannata o 6 anni di cui 3 condonati per la vicenda Imi-Sir, comincia una nuova vita.
E torna in discussione il tema della permanenza a Montecitorio. «Con laffidamento - è il parere di Nicolò Ghedini, senatore di Forza Italia - Previti può, e secondo me deve, tornare liberamente ad esercitare la sua funzione di parlamentare», finora impedita dalla condizione di detenuto agli arresti domiciliari. Ma Gianfranco Burchiellaro (Ulivo), relatore dellistruttoria svolta dal Comitato delle incompatibilità, la pensa diversamente: «La valutazione largamente condivisa è che laffidamento non modifichi il fatto che Previti siede ancora alla Camera senza averne i requisiti. Siamo ancora in presenza di una sentenza di interdizione perpetua dai pubblici uffici». Insomma, per Burchiellaro Previti deve decadere da deputato: «Sarebbe palesemente illegittima una sospensiva della procedura di decadenza da parte della Giunta per le elezioni».
Questa settimana sono previste due sedute della Giunta, poi si dovrebbe arrivare al voto. A quel punto verrà ascoltato Previti, infine a pronunciarsi sarà la Camera.
Fino a qualche settimana fa, Previti doveva vedersela anche con il processo Sme, ma poi, la decisione della Cassazione di assegnare la competenza a Perugia ha di fatto consegnato il procedimento alla prescrizione. E al nulla di fatto. È attesa invece per la fine della settimana la sentenza dappello del lodo Mondadori, in cui lex ministro è imputato.
Per ora i riflettori sono puntati sul Ceis: «Previti da noi? Non vedo la straordinarietà della notizia - commenta don Picchi - non è il primo che viene qui, è uno come tanti altri».
Nel 2006 il Ceis ha seguito 1.300 tossicodipendenti, 60 malati di Aids, 265 adolescenti e 40 detenuti o ex detenuti. Ed è considerato un centro allavanguardia.
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