Giovanni Buzzatti
da Milano
«Avanti di questo passo - avvertono gli esperti - e in tre anni gli stranieri in Italia potrebbero raddoppiare». Regolari e clandestini hanno superato quota 3,3 milioni, il triplo rispetto a quindici anni fa. E mentre resta pressoché costante il numero degli irregolari (oggi 540mila), precipita il loro «peso» sul totale degli stranieri. Grazie alla Bossi-Fini e ai ricongiungimenti familiari, oggi i clandestini sono il 16 per cento degli stranieri, nel 1990 erano il 41. I regolari sono un milione in più del 2003, il loro numero è raddoppiato negli ultimi quattro anni. Gli immigrati si concentrano al Centro-Nord (85 per cento), ma è in Meridione dove gli irregolari hanno quote più alte.
A spiegarlo è lundicesimo Rapporto sulle migrazioni presentato a Milano dallIsmu, fondazione che si occupa di multiculturalità. Allo studio hanno lavorato esperti di campi diversi, dai demografi ai criminologi. Sono loro a spiegare che cresce la quota di giovani immigrati, passati da 50mila a 500mila in dieci anni mentre cala la componente islamica a favore di quella cristiana. La ragione? Nella classifica delle provenienze, i marocchini si sono fatti sorpassare da albanesi (459mila) e romeni (437mila). «Stiamo assistendo a moltissimi arrivi dallEst europeo, dallUcraina in particolare - spiega Gian Carlo Blangiardo, che ha curato la parte del rapporto sulla demografia -. E questo cambia le cose: gli immigrati dellEst arrivano in Italia con lidea di starci alcuni anni e poi di tornare nel Paese dorigine».
Si arriva così al capitolo degli irregolari. «La nostra è una stima fatta sui dati dellIstat e studiando un campione di 30mila stranieri - sottolinea Vincenzo Cesareo, segretario generale della Fondazione Ismu -. Le code davanti alle Poste dei giorni scorsi, per le regolarizzazioni, sembrano darci ragione: gli irregolari sono 540mila, il 16 per cento degli stranieri. Il dato è in crescita, come avviene sempre tra una regolarizzazione e laltra». Le cose non vanno ovunque allo stesso modo: il record di irregolari va a Cosenza (51 per cento) seguita da Foggia (43), Vibo Valentia (39), Siracusa e Crotone (33 per cento). Le province più «virtuose» sono Varese, Lodi e Mantova.
Il rapporto disegna anche una mappa dei crimini commessi dagli stranieri. «Ci sono tre tipi di province - spiega Andrea Di Nicola, criminologo alluniversità di Trento -. Quelle problematiche in assoluto come Genova, Gorizia, Ravenna, Torino e Udine; quelle dove gli stranieri commettono molte violenze come Aosta, Belluno, Pordenone o Sondrio; e infine quelle dove furti e reati di droga vedono coinvolti molto spesso degli stranieri come Milano, Bologna, Ferrara, Padova o Venezia».
Il reato più commesso dagli immigrati è il furto. Quanto ai crimini contro la persona, omicidi e violenze sessuali hanno la quota più alta. «Nel 2003 i reati commessi dagli stranieri erano il 21 per cento del totale, il dato più alto mai registrato - si legge nel rapporto -. I marocchini raccolgono il maggior numero di denunce, seguiti da romeni e albanesi». Si sono ridotti di molto, invece, gli sbarchi di clandestini «grazie agli accordi internazionali e alle politiche di controllo degli ultimi tre anni». Cè poi una parte di stranieri che arriva al Sud e si sposta poi al Nord in cerca di lavoro, «una migrazione interna che si unisce a quella degli italiani e che si dirige spesso verso i piccoli centri».
Gli stranieri, si scopre infine dal rapporto, alimentano il mercato delle case (dal 2000 a oggi è quadruplicato il numero di chi ha comprato casa) e del lavoro. «Hanno un tasso di attività maggiore degli italiani e gli imprenditori stranieri sono 200mila» rileva lIsmu. «A Milano gli extracomunitari assorbono il 28 per cento delle assunzioni - ricorda Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio -. E fare impresa è il miglior modo di integrarsi».
Anche lIsmu dà la sua ricetta: «Finora abbiamo visto convivere culture separate, ora bisogna spingere sugli scambi. Se davvero raddoppieranno gli immigrati nei prossimi tre anni? A tali numeri ingestibili non arriveremo mai, ma attualmente la pressione migratoria rimane molto forte».
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