Cronaca locale

Imprenditore in crisi diventa pusher per tirare avanti

Il titolare di una ditta di ricambi auto fermato con un chilo di hashish sull’auto aziendale. Tra quindici giorni il vertice, chiesto dal sindaco, con il ministro dell’Interno Maroni

Ormai non c’è dubbio: è emergenza droga in città. C’è chi dirà che non si scopre certo l’acqua calda e che una metropoli come Milano - dove di soldi ne girano e ne girano parecchi - che lo spaccio degli stupefacenti sia diffuso e radicato è un fatto quasi normale ed è naturale anche che la maggior parte di questi carichi di eroina, hashish e cocaina unite a tutte le varie tipologie di droghe sintetiche, faccia da approvvigionamento alla cosiddetta «movida». Così, dopo il sequestro di 200 chili di hashish trovati due giorni fa nelle mani di un trafficante in provincia di Torino dai carabinieri della compagnia Duomo, tra 15 giorni, nella settimana che va dal 20 al 26 ottobre, il sindaco Letizia Moratti incontrerà il ministro dell’Interno Roberto Maroni in Prefettura per un vertice su eventuali misure da prendere. «Gli ho parlato lunedì, gli ho chiesto aiuto - ha spiegato il sindaco facendo riferimento al suo colloquio con il numero uno del Viminale -. Comunque siamo entrambi d’accordo che l’emergenza droga a Milano c’è come in tutte le grandi città».
Del resto casi e storie come quello illustrato ieri in questura dagli investigatori del commissariato Monforte Vittoria, fanno riflettere sul ruolo «sociale» che la droga - come mezzo per procurarsi grosse somme di denaro in breve tempo (seppur in maniera illegale e con molti rischi) - abbia ormai assunto in Italia.
La polizia, infatti, ha raccontato la vicenda di un uomo che spacciava per far fronte alla crisi della sua azienda. Antonio Roberto Travaglini, 35enne imprenditore contitolare di una ditta di ricambi auto, è stato arrestato nella notte tra giovedì e venerdì scorso in piazzale Gorini mentre consegnava 50 grammi di cocaina a un cliente e con in tasca un chilo di hashish. L’imprenditore, che dirigeva insieme alla famiglia una società con 7 dipendenti e fornitrice delle più grosse aziende automobilistiche e aveva intrapreso l’attività di spaccio da neanche un mese. Secondo la polizia l’uomo aveva scelto, infatti, la strada dello spaccio per finanziare la ditta di famiglia, ormai in forte crisi.
Fino a quel momento l’uomo aveva condotto una vita irreprensibile e lo spaccio al minuto non aveva contribuito a modificare le sue abitudini. Dopo la perquisizione nell’azienda di via Gobetti a Paullo e nell’abitazione milanese di via Aselli la polizia ha rinvenuto un altro chilo e mezzo di hashish e 50 grammi di cocaina, nascosti tra la camera da letto e il box della casa. Valore totale: poco più di 4mila euro.
Lo spacciatore, descritto come benestante e di cultura medio alta, è stato tradito dall’inesperienza: non conosceva, infatti, i sistemi di gestione del traffico e non utilizzava tecniche prudenti. L’arresto è avvenuto nella stessa piazza dove quasi quotidianamente si recava dopo il lavoro a bordo dell’auto aziendale.

«Spaccio per pagare i miei operai» ha ammesso davanti agli investigatori perplessi.

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