Così impara, Renato Brunetta, a svegliare il can che dorme. Il ministro chiama, le imprenditrici rispondono. Con un coro di «assolutamente sì» alla proposta di spostare da 60 a 65 anni letà pensionabile. Ma con una nuova gatta da pelare. Perché non si pensi di cavarsela così, una fa doppio lavoro tutta la vita fra carriera e famiglia e poi in nome del bilancio statale in crisi sta pure in ufficio cinque anni di più. Hanno già coniato lo slogan: dare alle trentenni ciò che oggi va alle sessantenni. Come? Loro unidea già ce lhanno.
Le chiami una per una e pare si siano messe daccordo. Federica Guidi, presidente dei giovani di Confindustria: «Si può pensare di recuperare risorse per potenziare il welfare, le politiche di socialità a sostegno dei giovani e delle donne, che proprio a causa della mancanza dei servizi oggi subiscono disparità di trattamento nellaccesso al mondo del lavoro». Nicoletta Viziano, stesso ruolo ma a Genova: «Il governo risparmi sul fronte pensionistico e reinvesta in sgravi fiscali per baby sitter e in incentivi alla maternità». Silvia Cavalli, figlia di mister Simac e consigliera di amministrazione di Publimethod Spa, settore cambi merci pubblicitari: «Lingiustizia non è restare 5 anni di più al lavoro, ma non avere le stesse possibilità degli uomini solo perché mancano servizi».
Servizi che, se al Nord stanno maluccio, al Sud sono in fin di vita, segnala Josè Rallo, socia di Donnafugata: «Basti lesempio del tempo pieno a scuola: al Nord supera l80 per cento, al Sud è fermo al 15». Per dirla con Elena David, amministratore delegato di Una Hotels&Resorts: serve «una politica prima culturale e poi sociale, di sostegno alle donne affinché la maternità non venga ancora vissuta come momento di rottura con il mondo del lavoro, e talvolta causi addirittura labbandono dellattività lavorativa». Trattasi di «invito alla riflessione» per Brunetta, là dove, segnala Catia Polidori dellomonimo gruppo, deputata Pdl, le politiche sociali dovrebbero ricordare che «le donne a 60 anni ricoprono un ruolo determinante, che non va sminuito, in quanto nonne, ma anche in quanto figlie di genitori anziani». Ma trattasi anche di strigliata al lamentoso universo femminile. «Si chiedono parità e quote rosa, poi però si fanno battaglie sbagliate - sinfervora Cavalli -. Io non voglio poter stare un anno e mezzo in maternità, voglio poter lavorare come un uomo, e per questo non servono le aree protette».
Comunque, toccherà rassegnarsi, visto che la Corte di giustizia chiede unequiparazione. «Non solo è sacrosanta lequiparazione. Ma come dice Brunetta: allEuropa non si risponde, ci si adegua» annota Polidori. Certo, avverte David: «I tempi andranno programmati con attenzione per evitare che chi si aspettava di andare in pensione tra un anno si ritrovi a doverne lavorare altri 5».
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