Tra le imprese e le istituzioni manca la cinghia di trasmissione

Come si fa ad essere veramente ottimisti se le previsioni sul fatturato passano da -43 a -17%? Il segno negativo continua a marcare l’andamento dell’economia milanese, eppure si comincia a guardare al futuro prossimo con qualche angoscia in meno. La curva degli indicatori economici ha ripreso a salire, dopo un anno e mezzo di discesa verso il baratro. Un altro dato sottolinea che il sistema della piccola e media impresa sta reagendo bene: +11% nella propensione agli investimenti. E’ questa la vera chiave di svolta al termine di un periodo tra i più critici dell’ultimo trentennio: gli imprenditori hanno ricominciato a proporre nuove idee, a viaggiare per il mondo alla ricerca di mercati attenti e ricettivi verso la produzione manifatturiera «made in Milan», a iniettare risorse finanziare nel rinnovamento di impianti, processi e prodotti. Ma non basta: questi stessi imprenditori si sentono ancora troppo soli, poco spalleggiati e sostenuti da un sistema istituzionale che con fatica riesce a leggere le trasformazioni rapidissime dell’economia globale e ad attuare misure di politica industriale adeguate ai nuovi scenari. A volte sembra mancare la cinghia di trasmissione tra le istanze dell’imprenditoria territoriale e le propaggini istituzionali, comprese le nostre rappresentanze al Parlamento europeo, tanto che si parla di fondi e finanziamenti disponibili in grandi volumi ai quali però i piccoli imprenditori non sanno o non possono accedere. A volte mancano gli strumenti per comprendere e gestire il cambiamento nello stesso tessuto sociale: oggi gli imprenditori e i lavoratori delle piccole e medie imprese si sentono realmente sulla stessa barca, ma il Paese vive ancora come un tabù intoccabile la questione dell’articolo 18, demotivando nei fatti le possibilità di quelle imprese che vogliono crescere e consolidarsi anche nello sviluppo del capitale umano. In questo quadro di difficoltà e impasse, Milano può rappresentare un’eccezione e certamente un punto di sperimentazione per tutto il Paese, perché è da Milano e dalla sua cintura metropolitana di piccole e medie manifatture tecnologiche che è nato trent’anni fa il modello di sviluppo industriale capace di superare la crisi e la chiusura delle grandi fabbriche, generando oggi un sistema produttivo che vale 140 miliardi di euro. Intanto bisogna rendere merito a Letizia Moratti che, per il lancio dell’associazione Casa Moratti, ha scelto proprio il tema degli scenari post-crisi per le piccole imprese, facendo emergere concrete opportunità di collaborazione tra i diversi attori del sistema economico milanese.

Mettere insieme gli imprenditori delle pmi con le libere professioni, dagli avvocati ai designer, dagli esperti finanziari ai consulenti della formazione, è un primo passo per valorizzare l’immenso patrimonio di cultura tecnica e intellettuale che fa della nostra città uno dei poli di riferimento per l’economia mondiale.
*Presidente Confapi
Milano

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