Le imprese: «Pronte a creare posti di lavoro»

Sessanta imprese milanesi dall’aria invidiabile: conti in ordine, investimenti in crescita, clienti fedeli e, dulcis in fundo, intenzionate a creare occupazione. La ricerca dell’Osservatorio Assolombarda Bocconi ha analizzato l’andamento di sessanta aziende tra quelle negli ultimi anni hanno fatto registrare buone performance, nonostante la pesante crisi che si è abbattuta sul mercato nel 2008. Ne hanno risentito ma si sono riprese, è il succo della giornata di studio organizzata nei saloni dell’associazione di imprenditori guidata da Alberto Meomartini.
«Assumere persone» è in cima alla lista delle azioni ritenute importanti per acquisire le nuove competenze fondamentali per le sfide del futuro. Assunzioni previste sia in Italia (per 34 su sessanta aziende) che all’estero (per 23 su 60), per poter meglio competere sui mercati internazionali e sui singoli mercati nazionali. Tra le caratteristiche più ricercate nei manager, c’è la condivisione della filosofia aziendale. Come spiega Luca Paolazzi, del Centro studi Confindustria, le aziende ricercano persone che condividano i valori e il modo di fare business dell’impresa e della famiglia che ha fondato l’impresa». Una gestione basata sul feeling personale e umano.
Piuttosto note le aziende studiate. Si va da Alcantara, Cesare Bonetti, Mapei per materiali e componenti industriali a Carlo Gavazzi, Geico, Vortice per Impianti e macchine a Artemide, Caimi Brevetti, Lualdi per Arredi e complementi, a Amplifon, Buccellati, Nuncas Italia, L’Oreal Italia per i beni di consumo. Strumento d’analisi questionari, focus group, studio dei siti aziendali e delle banche dati pubbliche.
Rafforzamento patrimoniale, riduzione dei costi e recupero di efficienza. Sono questi i minimi comuni denominatori delle sessanta aziende di successo. «Circa il 20 per cento delle mosse strategiche ha per obiettivo la riduzione dei costi, ricercata soprattutto attraverso una maggiore efficienza degli impianti o scelte di localizzazione» spiega la ricerca. Almeno un’azienda su quattro ha ridotto le dimensioni, ma ce ne sono state molte che invece hanno puntato sulla strategia opposta.
«Il tema della crisi non è stato vissuto in modo drammatico da queste imprese» assicura l’indagine Assolombarda Bocconi. Già nella primavera 2010, la gran parte dei capi azienda parlava dei cali di fatturato come di «un incidente di percorso che forniva nuovo impulso alla loro azione, volta a garantire la competitività nel lungo periodo e a rilanciare la crescita». Conclusione: «Crescere rapidamente si può», rimanendo nel core business, l’attività tradizionale dell’azienda, ed eventualmente trasformando il business model, il modo in cui l’attività viene esercitata.
Le aziende milanesi, rivela l’indagine, si ritengono nettamente superiori ai concorrenti in molti settori. Sono aziende leader, che stimano la quota di mercato controllata intorno al 30 per cento in Italia e intorno al 20 per cento a livello mondiale. In più, ritengono il proprio prodotto migliore per qualità, contenuto tecnologico, gamma e varietà.

Discorso simile per l’immagine, la reputazione e il marchio, in cui pensano di battere la concorrenza, così come nella flessibilità. Il loro punto debole sono invece i prezzi. In altri Paesi, si sa, produrre costa meno.

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