Imprese sociali, un colosso da 95 milioni

Sessanta società raggruppate in tre consorzi, che vantano una crescita a due cifre, fatturano 95 milioni e danno lavoro a 3.500 persone, assistendo 65mila milanesi. Milano è terra fertile per le imprese che operano nel campo dei servizi sociali.
Le cooperative del Consorzio nazionale di cooperazione Cgm sono un gigante che rappresenta la più grande rete nazionale di imprese sociali operanti in Italia: quasi mille nel Paese, con quasi un miliardo e 200 milioni di fatturato (gli utili sono reinvestiti) e 45mila addetti. Seicento servizi per la prima e la seconda infanzia, 290 case famiglia, cento comunità e centri diurni per anziani, altrettanti per la salute mentale, 200 residenze e centri diurni per la disabilità. E poi percorsi di inserimento per cassintegrati e disoccupati, disabili, detenuti, persone svantaggiate, e strutture o progetti di accoglienza, accompagnamento e integrazione per rifugiati e richiedenti asilo.
La Lombardia è uno dei centri di questa attività, con 230 cooperative e una miriade di attività. Il gruppo Cgm dal 3 al 9 ottobre chiama a raccolta tutto il suo mondo per «Condividere il cuore», una kermesse di oltre 60 appuntamenti tra momenti di incontro e festa, open day, convegni, mostre e documentari. Le imprese sociali che aderiscono agli 80 consorzi territoriali, su base provinciale, sono di due tipi: le cooperative che si occupano direttamente dell’assistenza, riabilitazione e educazione di disabili, malati, anziani, minori, persone senza fissa dimora o con disagio psichiatrico, e operano generalmente in convenzione con enti pubblici, e le cooperative finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate (che devono rappresentare il 30% dei lavoratori) per lo più nell’industria manifatturiera, dei servizi, nell’artigianato e nell’agricoltura. «La nostra attività a Milano - riflette la presidente di Cgm, Claudia Fiaschi - ha le peculiarità tipiche di una metropoli, con le eccellenze nell’ambito dell’innovazione e dello sviluppo, e alcuni temi all’avanguardia come l’integrazione, le nuove povertà, l’housing sociale e il turismo sociale». Il Consorzio nasce, nel 1987, allo scopo di condividere funzioni (come la formazione) che richiedono dimensioni sovraterritoriali, ma le cooperative nascono là dove ci sono i bisogni, soprattuto nelle periferie, e qui sviluppano proposte che puntano all’integrazione. «Per esempio nell’area della Barona - spiega la presidente - abbiamo un progetto di housing sociale per le famiglie, che riqualifica l’area e rimette anche in circolazione il capitale sociale del territorio».
Il 60 per cento delle attività delle cooperative è oggetto di affidamento degli enti, per il resto si tratta di servizi offerti direttamente ai privati: «É il caso, per esempio, dei poliambulatori di Jenner e Solari, con l’obiettivo di dare punti di riferimento di qualità a un costo contenuto».

Il modello dunque è quello di un welfare in cui il servizio, o l’assistenza, sono pubblici per finalità, al di là della natura giuridica del soggetto che li eroga. Un modello misto in cui la Lombardia, soprattutto in tema di scuola e sanità, è all’avanguardia.

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