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«Per gli incivili non c’è corso che tenga»

«Ma stiamo scherzando? Se a cinquant’anni suonati, dopo venticinque anni in azienda, il mio capo mi volesse mandare a un «corso di educazione», io gli tirerei il computer in faccia».
Non ha dubbi Enrico Bertolino, attore comico e consulente aziendale per le attività di formazione delle risorse umane: «Mandare i propri dipendenti a corsi di educazione può essere utile, ma solo a tre precise condizioni: che i corsi siano gestiti da professionisti, che l’adesione dei dipendenti non sia imposta e che il corso di bon ton sia un provvedimento inserito in un sistema di rinnovamento aziendale più generale». «Non dimentichiamo poi - ha commentato - che nessun corso di riparazione può compensare la mancata educazione impartita dalle famiglie. Se ora siamo in difficoltà a livello della convivenza aziendale, figuriamoci quando i ragazzini di oggi, quelli che picchiano i professori o allagano le scuole, saranno inseriti nelle aziende». «Certo che se un corso di galateo non viene frequentato anche dal capoufficio o dal direttore, sarebbe inutile. Non si può pretendere che i propri sottoposti si comportino in modo educato quando vedono il loro capo sbattere le porte o imprecare urlando».
«Per la mia esperienza la soluzione a problemi di questo tipo sta nel creare spirito di gruppo, far sentire gli impiegati parte di qualcosa di importante e di collettivo, che li riunisce tutti in un senso di amicizia e collaborazione.

Perché se con una persona ci lavori bene e ne condividi gli obiettivi, è più facile passare sopra le sue piccole mancanza comportamentali».

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