da Firenze
È bufera sulla diocesi di Firenze, dove il vescovo ausiliare Claudio Maniago (47 anni) sarebbe stato tirato in ballo da cinque testimoni nell'inchiesta della Procura del capoluogo toscano su don Lelio Cantini, il parroco fiorentino accusato di violenze sessuali su minori. Inoltre, secondo quanto riportato ieri da due quotidiani, monsignor Maniago avrebbe addirittura partecipato a festini con omosessuali. Al momento l'unico indagato è don Cantini, ma l'inchiesta coinvolgerebbe anche il vescovo ausiliare, che maturò la vocazione al sacerdozio proprio nella parrocchia del prete accusato di aver violentato alcune ragazze. Maniago non è iscritto sul registro degli indagati, ma la Procura starebbe compiendo accertamenti bancari e verifiche mirate, passando al setaccio i tabulati del telefonino del prelato.
Due dipendenti della curia e due sacerdoti accusano Maniago di aver sempre saputo quale fosse la vera attività di don Cantini, che era il suo padre spirituale, e di averlo coperto. Lo accusano soprattutto di aver partecipato alla gestione del patrimonio immobiliare donato dai parrocchiani al vecchio sacerdote della «Regina della Pace». Inoltre, secondo quanto riportato da due giornali, il vescovo ausiliare di Firenze avrebbe partecipato a incontri a luci rosse. Un 40enne gay dichiarato si sarebbe presentato in Procura ad aprile raccontando di aver preso parte a un festino omosessuale vicino a Cecina, una decina d'anni fa, e la notte successiva ci sarebbe stato un ulteriore «incontro» a cui prese parte un sacerdote che veniva chiamato «il padrone»: quel prete, riconosciuto dal gay in una foto, sarebbe stato proprio monsignor Maniago. Il testimone afferma che gli sarebbero poi stati offerti 3 milioni di lire per tacere. I pm avrebbero delegato la polizia a effettuare le verifiche e il passaggio di denaro sarebbe stato rintracciato sulla Banca delle Marche.
Queste notizie che «coinvolgono pesantemente il vescovo ausiliare Claudio Maniago, non possono che creare turbamento, insieme a sconcerto per le incredibili affermazioni di presunti testimoni - replica in una nota la Curia di Firenze -. Affermazioni tutte da dimostrare, a quanto si apprende dagli stessi giornali, e comunque pubblicate prima che la magistratura, verso la quale confermiamo la nostra fiducia, abbia compiuto le sue verifiche». La diocesi minaccia di «adire le vie legali» e ribadisce la «solidarietà al vescovo Claudio, per la sua indiscussa fedeltà alla Chiesa e per la stima che largamente gode». Il cardinale arcivescovo di Firenze, Ennio Antonelli si dice certo che «la verità dei fatti prima o poi verrà ristabilita, ma il danno recato alla persona è gravissimo. Come mai - si chiede il porporato - il nome dellaccusato è sbandierato sulla stampa e invece il nome dell'accusatore viene taciuto? Chi dei due avrebbe più diritto ad essere tutelato?».
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