Milano - L’Ocse assegna a Italia e Portogallo la maglia nera per la crescita economica nell’Eurozona negli anni dal 2003 al 2007. E i dati sulla produzione industriale lo confermano: a novembre 2008, in base ai dati resi noti dall’Istat, l’indice ha registrato una contrazione del 12,3% rispetto a novembre 2007. Anche al netto degli effetti di calendario si registra una diminuzione su base annua del 9,7%: si tratta della diminuzione più ampia dal gennaio 1991. Dai tecnici dell'Ocse arriva l'allarme al Belpaese: "I conti pubblici dell’italia sono molto esposti all’andamento dei tassi di interesse a breve perchè il debito con maturazione a meno di un anno rappresenta oltre il 15% del pil".
Crollo anche in dicembre Ulteriore frenata della produzione industriale. È la stima del Centro Studi di Confindustria secondo cui la flessione della produzione industriale in dicembre è pari al -2,1% sul mese di novembre, mentre a dicembre 2008 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente si registra un crollo del -10,1%.
In piacchiata il settore auto Scende vertiginosamente la produzione di autoveicoli in Italia. In base ai dati comunicati dall’Istat a novembre si è registrato un calo del 46,4% su base annua (dato grezzo) e del 42,8% considerando gli effetti di calendario. Nei primi 11 mesi la diminuzione è stata del 16,8% in termini grezzi e del 16,3% considerando la correzione per giorni lavorativi.
Crescita frenata fino al 2010 L’Ocse lancia l’allarme sulla crescita economica dell’Eurozona e non vede possibilità di ripresa fino a metà del 2010. Nella sua Economic Surveys sull’area euro per il 2009 l’organizzazione che rappresenta i paesi più avanzati parla di "seri rischi per gli scenari di crescita" e, causa della crisi finanziaria, prevede "una contrazione nella seconda metà del 2008 e nella prima metà del 2009 e una crescita al di sotto del trend fino a metà 2010". Sul fronte del credito l’Ocse nota che la situazione nel settore provato si è "irrigidita", anche se "una forte contrazione nel credito bancario non si è ancora verificata". Inoltre, i "rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi non sono scomparsi, anche se c’è una bassa evidenza di ampi effetti di secondo livello" e le "aspettative sui prezzi sembrano essere restate ben ancorate". Serve comunque un’"adeguata regolamentazione dell’attività finanziaria". Ciò significa che le autorità europee e nazionali devono essere in grado di far fronte alle difficoltà nel "breve termine", mentre "vanno evitate azioni politiche che potrebbero minare gli obiettivi di lungo periodo". Lo sforzo deve essere perciò quello di "rafforzare le riforme strutturali", puntando alla sostenibilità di bilancio, al miglioramento della ripresa macroeconomica e ad un aumento dei livelli di vita. L’Ocse invita le autorità europee a "muoversi verso una più integrata e centralizzata supervisione" bancaria. Sul fronte dei bilanci pubblici l’Ocse invita a "migliorare ulteriormente la disciplina di bilancio", ricordando che in "alcuni paesi membri dell’area euro restano alti deficit". Per quanto riguarda l’inflazione l’Ocse prevede che l’andamento "fiacco" dell’economia, "aiuterà ad abbassare ulteriormente" i prezzi, e quindi "in base a queste previsioni potrebbe emergere lo spazio per un ulteriore allentamento della politica monetaria", anche se "resta una grande incertezza per quanto riguarda lo scenario economico".
"Se le pressioni inflazionistiche - è scritto nel rapporto - dovessero dimostrarsi più forti delle attese, lo spazio di manovra si restringerà" e "la politica monetaria deve essere in grado di reagire, se le aspettative di inflazione a lungo termine dovessero disancorarsi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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