Gli infaticabili «custodi delle cattedrali»

Si possono chiamare i custodi delle cattedrali: sono le «fabbricerie» (o “opere del Duomo”), le istituzioni che sin dal Medioevo, dopo averli costruiti, mantengono e conservano i grandi edifici religiosi che costituiscono il cuore delle nostre città. Dallo scorso anno, le maggiori «fabbricerie» della penisola, ovvero le città che possono vantare un celebre Duomo (Milano, Venezia, Firenze, Siena, Parma, Todi, Volterra, Pavia, Orvieto, Prato, Pienza, Chiusi, Pisa, Pistoia e Arezzo), si sono riunite formando l’Associazione delle Fabbricerie d’Italia (Afi) che domenica ha chiamato a convegno a Pisa i propri rappresentanti per discutere dei problemi comuni e varare iniziative collettive. Istituzioni giuridiche di origine medievale, le fabbricerie nascono per edificare e conservare le cattedrali (senza ingerenza nell’attività di culto) e di fatto oggi sono incaricate di gestirle per quanto riguarda i restauri e la tutela del patrimonio artistico. A Milano, tutto ciò è compito della Veneranda Fabbrica del Duomo che da secoli è impegnata i continui lavori di interventi, restauri, ripuliture. Dal 2003 l’attenzione della Fabbrica è concentrata sulla facciata del Duomo: per consentire ai suoi 50 tecnici - tra ingegneri, operai e marmisti - di lavorare in condizioni adeguate, è stato eretto un ponteggio di 7mila mq che ha raggiunto l’altezza di 65 metri; l’attuale restauro interessa 192 statue di guglia, 40 grandi statue, 40 mensole, 88 teste, 22 telamoni di cui sei doppi, 47 altorilievi, 36 mensole con testa, 42 gabbioni e altro ancora.

Nel corso degli ultimi cento anni gli interventi di manutenzione e restauro sono stati molteplici. I rischi di danni irreversibili sono infatti molti: l’“invecchiamento” del monumento, l’inquinamento, le intemperie, le vibrazioni del traffico, la presenza dei piccioni.

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