Roma

Infermiera schiavizzata da un «santone»

Una vita «interrotta» per due mesi, in balia delle farneticanti rivelazioni di un sedicente santone. È la storia di un’infermiera di trentacinque anni che in un momento di debolezza aveva accettato i consigli di una collega e del suo compagno carabiniere. I due le avevano presentato a cena un amico «dotato di poteri straordinari».
È iniziata così la prigionia psicologica e fisica della donna, allontanatasi dalla famiglia, dal compagno e dal suo lavoro, vittima del plagio di un uomo di quarant’anni. In un appartamento in zona Parioli, di proprietà della coppia, la donna era stata costretta a consumare riti pseudosatanici e a sfondo sessuale. Il «medium», infatti, le aveva rivelato di essere posseduta da un’anima maligna, di cui le aveva fornito addirittura il nome. Un pericolo per lei e per la sua famiglia. «Bisogna schiacciare l’anima maligna di Daniele con il rito e con la preghiera, restando qui finché non andrà via», ripeteva in trance il presunto «santone», secondo la ricostruzione della vittima.
Detto, fatto, dai primi di maggio l’infermiera inizia ad assentarsi sempre più spesso dalla clinica privata dove lavora per passare sempre più tempo chiusa in casa, sottoposta a strani riti propiziatori, costantemente impaurita dagli ordini del suo aguzzino. Finché non arrivano, inesorabili, le richieste di denaro. Oltre 20.000 euro nelle tasche del «mago benefattore». Soldi che «servono all’anima di Daniele che in questo modo andrà via da te». Cifre sempre più alte, tanto da costringere la donna a chiedere prestiti ai familiari, giustificando il bisogno di denaro per visite e cure mediche. La schiavitù psicologica è ormai diventata troppo forte. Per comprare della droga, l’infermiera arriva a chiedere un mutuo in un istituto di credito. Le servono 20.000 euro per un trapianto di rene, dice. Ma in assenza di un certificato medico, la somma le viene rifiutata, scatenando le ire del carceriere. La famiglia della giovane ad un certo punto comincia a capire e si rivolge alla polizia. L’8 luglio scorso i poliziotti del commissariato Villa Glori entrano nell’appartamento e liberano la giovane donna in forte stato di choc.
Il «santone» viene portato nel carcere di Regina Coeli con l’accusa di sequestro di persona, violenza sessuale ed estorsione. Ancora liberi, invece, la collega e il compagno carabiniere, sul cui ruolo gli investigatori continuano ad indagare, coordinati dal Pm Francesco dell’Olio della procura di Roma.

In mano agli inquirenti, impegnati in ulteriori verifiche, la deposizione della vittima e materiale fotografico confiscato nell’abitazione-prigione.

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