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Infermieri, un«iniezione» dallestero
Provengono da tutto il mondo. Sono argentini, peruviani, africani, cingalesi, polacchi, russi e ucraini: in tutta Italia gli infermieri extra e neocomunitari sono corteggiati e vezzeggiati come calciatori e importati come rara mercanzia esotica. In alcuni casi invece sono sfruttati e sottopagati, ma questa è unaltra storia. La carenza di personale infermieristico specifico - generico e tecnico - si fa sentire sempre di più nel Belpaese.
Se da un lato aumenta il numero degli anziani che necessitano di maggiore attenzioni e cure, dallaltro sono sempre più numerose le strutture di accoglienza, i posti letto e le case di riposo per la terza età, in particolare nel Nord Italia, a cui serve un personale esperto. In un recente rapporto della Caritas/Migrantes, è emerso che allannosa carenza di infermieri suppliscono gli stranieri, un vero e proprio toccasana per il sistema sanitario nazionale.
«Sono molto ricercarti ma attenzione - avverte Paolo Speciani, medico psicosomatico -. Alcuni di loro hanno titoli di studio e competenze molto elevate, soprattutto chi viene dallEst europeo, istruito e abilitato a lavorare presso serie strutture universitarie o ospedaliere. Altri invece sono improvvisati senza alcuna preparazione specifica». Di fatto, lapporto degli infermieri più o meno specializzati provenienti dallestero nei nostri ospedali è aumentato del 160 per cento in soli tre anni. Un vero e proprio boom e i dati parlano da soli: erano 2.612 nel 2002 contro i 6.730 nel 2005. Non solo. Fra strutture pubbliche e private, rileva sempre il rapporto della Caritas/Migrantes, si contano 20mila infermieri stranieri. «Ben vengano se hanno una formazione professionale effettiva e nella misura in cui riescono a condividere il nostro sistema culturale - conclude il dottor Speciani -. Diverso è il discorso se questi requisiti mancano. Sono problemi di integrazione culturale che si risolveranno soltanto nel corso di anni. Per ora siamo ancora in alto mare».
Se da un lato aumenta il numero degli anziani che necessitano di maggiore attenzioni e cure, dallaltro sono sempre più numerose le strutture di accoglienza, i posti letto e le case di riposo per la terza età, in particolare nel Nord Italia, a cui serve un personale esperto. In un recente rapporto della Caritas/Migrantes, è emerso che allannosa carenza di infermieri suppliscono gli stranieri, un vero e proprio toccasana per il sistema sanitario nazionale.
«Sono molto ricercarti ma attenzione - avverte Paolo Speciani, medico psicosomatico -. Alcuni di loro hanno titoli di studio e competenze molto elevate, soprattutto chi viene dallEst europeo, istruito e abilitato a lavorare presso serie strutture universitarie o ospedaliere. Altri invece sono improvvisati senza alcuna preparazione specifica». Di fatto, lapporto degli infermieri più o meno specializzati provenienti dallestero nei nostri ospedali è aumentato del 160 per cento in soli tre anni. Un vero e proprio boom e i dati parlano da soli: erano 2.612 nel 2002 contro i 6.730 nel 2005. Non solo. Fra strutture pubbliche e private, rileva sempre il rapporto della Caritas/Migrantes, si contano 20mila infermieri stranieri. «Ben vengano se hanno una formazione professionale effettiva e nella misura in cui riescono a condividere il nostro sistema culturale - conclude il dottor Speciani -. Diverso è il discorso se questi requisiti mancano. Sono problemi di integrazione culturale che si risolveranno soltanto nel corso di anni. Per ora siamo ancora in alto mare».
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